domenica 30 dicembre 2007

Vorrei la voce forte che non ho...

Torno al blog e annuncio al mondo la mia malattia di fine anno, come da tradizione e come da imbecille. Temo di aver sentito freddo, temevo il raffreddore e invece è febbre con tutte le madonne del caso. Per l'ennesimo capodanno sarò malato, credo che sia un fenomeno da studiare, sospetto che nessuno sia bravo come me nell'ammalarsi attorno al 31 di dicembre. Vabbè, me ne farò una ragione, domani comunque chiamo il roseo dott.Paoletti e vediamo che si può fare per rimettersi in tempi brevi. La voce scarseggia, respiro a fatica e ho una piacevole sensazione di caldo, ma mi consolerò scaricando tutta la discografia di Pierangelo Bertoli. Domani punto a un post intenso e fastidioso, come il pizzicore che ho in gola. Un saluto al mondo conosciuto, stateme bene voi che potete

domenica 2 dicembre 2007

esport

L'ho scoperto questa mattina, e il pensiero è volato a un trio di persone che gioca e spesso me fa ride. E' gente che sorseggia acqua da un bicchiere a sorsetti tra una pausa e l'altra del gioco. E' gente che magna tutte le merendine che trova intorno. E' gente che riceve quindici telefonate nel tempo di una partita. E a loro voglio dedicare questo post. Esiste una televisione in Germania, D:SF, che trasmette partitre virtuali nelle piovose mattinate domenicali e nella prima parte del pomeriggio. Viene giocato un campionato parallelo, una Bundesliga virtuale con tanto di premiazioni e veline. Mangiando cereali, pane e marmellata questa mattina mi sono sentito come nel salotto di Gozzi, solo che chi vedevo in televisione erano persone davvero malate. Ognuno indossava la casacca della sua squadra, giocava e veniva ripreso da orribili primi piani che si alternavano agli spezzoni della partita, col tifo degli amici e delle ragazze a fare da sottofondo. Non pensavo si sarebbe arrivati a tanto, credo che il in qualche modo fosse coinvolto anche Becknebauer, vecchio e alla ricerca di qualche soldo. Sorridente, comunque. Così ora mi ritrovo a immaginare Bozzi, Giovi e Trippa che giocano davanti alle telecamere di Italia1, con Zenga e Boniek che commentano e tutte le veline degli ultimi quindici anni a fare da contorno aspettando il vincitore. Avrei voluto pubblicare la fofotgrafia delle veline, ma credo che questa renda meglio l'idea. Ma ora è arrivato il momento della passeggiata nel mercatino natalizio di Oldenburg sorseggiando grog, salut au monde

domenica 25 novembre 2007

Samba

E’ molto che non parlo di musica e da qualche giorno ho in mente una canzone, ascoltata in un documentario tedesco e che sinceramente non ricordavo assolutamente. Mi sono ricordato di averla incontrata molto tempo fa in un album di Joao Gilberto, comperato in nella cupa periferia perugina, e a dirla tutta abbastanza lagnoso. L’autore è Chico Buarque, uno dei tanti esuli ai tempi della dittatura militare Brasiliana, uno che dall’Europa cercò di aggirare la censura con degli eteronomi e che riuscì a far circolare proprio Apesar de Voĉe, una canzone che dopo aver venduto circa centomila copie fu ritirata in un paese governato da militari. In un dittatura che pur non essendo sanguinosa come quelle cilena e argentina lasciava soltanto la possibilità di una vita distinta dal senso di incertezza, questa canzone diventò l’inno del movimento democratico brasiliano. Accompagnando il partido dos trabalhadores e la campagna elettorale di Lula nel 2002. Come Chico Buarque disse parlando degli anni in cui compose la canzone, "il pericolo in una dittatura non totalitaria è che chi scrive canzoni, romanzi, film possa limitarsi lui stesso, possa autocensurarsi perché non è netta la line a di demarcazione tra il lecito e il proibito."
Detto ciò aggiungo solo una perla su quest’uomo che scrisse Oh que será e la cantò in Nicaragua con i sandinisti, ovunque vada porta con sé le scarpette da calcio per giocare in tutte le parti del mondo. E’ convinto che sia una chiave di lettura del mondo, permette di unire e parlare a Rio come in Marocco e in Italia, credo che Gozzi apprezzerà sicuramente questo punto di vista…un popolo superiore come i cubani, non c’è molto da aggiungere se non un piccolo estratto dalla canzone.

Você que inventou a tristeza
Ora tenha a finezade "desinventar".
Você vai pagar, e é dobrado,
Cada lágrima rolada
Nesse meu penar.
Apesar de você
Amanhã há de ser outro dia.
Ainda pago pra ver
O jardim florescer
Qual você não queria.
Você vai se amargar
Vendo o dia raiar
Sem lhe pedir licença.
….
Al di là dei miei commenti la versione di J.Gilberto è bella, se riesco a trovarla su YouTube la pubblico, magari domani perché qua all'internet cafè non riesco ad avere accesso al video, me lo scambia per roba porno, vacce a capi'. Stateme bene e canticchiate in portoghese se potete.

domenica 11 novembre 2007

Ispirazione

Voglio dedicare la striscia a mia sorella e Luca, si dice che qualcuno inizi a rimanere commosso vedendo i bambini a scuola. Sono storie belle, ci rifletto e quasi quasi mi commuovo anch'io...

sabato 10 novembre 2007

Aalborg

E' una città carina, rossiccia come i mattoccini delle costruzioni e tranquilla, piena di studenti e di insalate mangiate per cena. Salutare, da certi punti. Salutare se non fosse per il vento gelato che ti accoglie la mattina, salutare se non fosse che per l'equivalente di 25 euro mangi due polpette. E poi io devo capire quest'abitudine nordica di chiudere i negozi alle cinque o sei del pomeriggio. Avrei voluto comperare la maglia dell'Aalborg, rossa e bianca come generalmente sono soltanto le maglie più belle, quelle dell'Ajax e dell'Arsenal. Ho deciso che comprerò quella del Werder Brema la settimana prossima. Il corso è andato bene, qualcosa in più ho imparato e qualcosa in più ho capito. Ma questo mondo della ricerca eolica, mi sembra limitato, tutti fanno le loro belle prove, i loro calcoli e i loro studi su queste lande piatte e ventose scandinave o poco meno. Tutti gli esempi che vedo e che usano sono tra Danimarca e Irlanda. Poi si stupiscono quando si trovano in difficoltà nel sud Europa, magari è un impressione sbagliata, che avrò soltanto modo di appronfondire al ritorno in patria. Comunque l'università di Aalborg mi ha colpito, spoglia e essenziale, ma spaziosa e piena di vetrate, mi è piaciuta proprio. Consiglio a chi possa di farci un salto di arrivare fin lassù, io mi sono perso il deserto danese là vicino, ma il tempo era proprio stringato. Credo comunque che ho raggiunto la massima latitudine della mia vita, non me la sento di andare oltre, nemmeno in estate. Mi ricordo quando con Giovi a Praga e Copenaghen si diceva che certe città dovessero essere visitate in inverno, bhe, sbagliavamo...
E poi sento le notizie di Perugia, sembra che tutti ne debbano parlare, sembra che ormai il luogo sia governato dalla delinquenza, io inizio a preoccuparmi e anche ad incavolarmi. Da un paio di giorni mi ritrovo inquieto, forse perché mi aspetto sempre un po' troppo dalla gente o da certa gente, che magari parla senza sapere le cose, quelli che devono insegnarti come si campa necessariamente, perché loro soli hanno vissuto e non si fermano mai a guardarsi intorno. Ma questo è un discorso vago e confuso che abbandonerò rapidamente, lasciandolo qua in sospeso e senza tante aggiunte, mo è il momento di scrivere a Giovi e basta, come promesso e come voglio.
Un abrazo a los demás

sabato 3 novembre 2007

too many week-ends

Non ricordo di aver già pubblicato questa meravigliosa striscia di Calvin, sospetto che sia una delle mie favorite, sospetto anche che molti de li amici mia già avranno goduto di queste parole di Calvin e Hobbes. Finalmente è arrivato novembre e io inizio a sentirmi quasi sulla via del ritorno, quasi. Passerò le prossime settimane a spasso per il nord, rispettivamente in Aalborg e Brema. Rispettivamente per un corso e per un periodo di approfondimento sulla turbolenza non meglio specificato. Mi dispiace della latitanza di queste giornate, ma un approccio lavorativo sbagliato di questi tedeschi mi ha condannato a girare soltanto in bicicletta per qualche giorno, rubando tempo ai miei piaceri personali, in particolare a queste pagine verdi e oro. Se bisogna sistemare la strada che porta alla mia villetta, perché non si può fare un pezzo per volta? Valli a capi' a questi...Come state caro mondo del sud? Voglio anche dedicare una riga di rigraziamento e assoluta gioia agli amati Patti, Pampa e Cla per i biglietti acquistati solo nella speranza di raggiungermi in questa campagna sotto al livello del mare. Qua è esploso l'autunno, non ha portato via le zanzare, non ha portato piogge monsoniche, ma solo qualche cenetta tra amici e colleghi. In particolare ho appena riportato l'ultima fatica fotografica e culinaria a casa di Alessandra. E come promesso lascio qua di seguito una breve descrizione delle bratkartoffeln, come il sottoscritto raccomanda, le dosi purtroppo le faccio a occhio e non posso riportarvele, ma come capirete non sono essenziali.
Dunque munitevi di patate, pancetta, cipolla e olio di oliva. Cercate possibilmente una pentola di ferro in cucina, altrimenti le comuni antiaderenti funzionano bene lo stesso e forse meglio. Iniziate a pelare le patate e a buttarle in una pentola con acqua fredda, fatele bollire poi bollire per almeno una ventina di minuti. Mentre le patate bollono tagliate la cipolla a fettine insieme alla pancetta e iniziate a buttarle in padella aggiungendo un po' di olio, ma non accendete il fuoco alla padella. Appena le patate sono bollite tiratele fuori e iniziate a tagliarle a fette buttandole in padella con la pancetta e la cipolla. Quando avete riempito la padella accendete il fuoco e fate rosolare tutto per bene, le patate dovrebbero arrivare a fare una leggere crosticina fuori. Ovviamente più pancetta mettete e più viene saporito il tutto. Semplice e pesante come da tradizione tedesca. Mentre scrivo, la radio dell'internet cafè manda sorprendentemente la canzone llorando por Granada, ne rimango commosso e sorpreso salutando la mia amata comunità perugina e salentina in questo primo fine settimana di novembre, stateme bene e pensateme. Presto un'altra cucina col cavolfiore, ma intanto scappo in strada a mostrare le nuove scarpe e a catare in spagnolo, e ripeterò fiducioso il titolo del post, quello che mi ha detto Tanja riferendosi al mio tempo già passato qua! Tschüss

sabato 20 ottobre 2007

Borgo Marinaro

A me le vacanze al mare hanno sempre scottato la pelle bianchiccia, ma da qualche giorno ho voglia di una vacanza marinara, di galleggiare in un'acquetta calda di un mare chiaro. Ho visto un paio di foto di Marina di Pulsano, vicino a Taranto e voglio andare là. E' deciso. Le vacanze fanno bene all'uomo e sospetto che lo nobilitino più del lavoro. Nell'ultima settimana mi sono ritrovato a dormire poco, chissà perché, da quando sono arrivato qua ho sempre dormito tranquillamente fino al mezzogiorno del sabato e fino all'una della domenica, ma da una settimana non più. Tutte le mattine una sete malvagia mi ha svegliato alle 5.20 della notte per non permettermi più di riaddormentarmi, alle 7.30 sono arrivato puntualmente in ufficio e pronto a preparare il caffè per il dipartimento. E' bello iniziare a lavorare di prima mattina, ma dopo qualche tempo il pensiero va alle vacanze, in particolar modo a quelle saltate e all'amata Granada e alle sabbie scimmische di Tarifa. E arrivo al Meuri che ho abbandonato ai lidi croati e che mi descrivono in splendida forma, alla faccia di eurochocolate e che per di più ringrazio per le fotografie inviatemi. La Granada vacanziera mi manca, ma porca miseria quest'anno ci tornerò e ballerò qualche alegria flamenca sorseggiando gazpacho e tinto de verano. Per tornare al freddo nord e alla neve degli appennini oggi mi sono regalato un berrettino da macchinista, in tweed, le sue tonalità tra il grigio e il nocciola mi regalano bellezza. La commessa quando l'ho indossato per specchiarmi non ha potuto trattenere un'esclamazione di apprezzamento, guuuute, o roba simile. Allora ho ceduto, alla faccia di un prezzo alieno a questo mondo costruito sul precariato, e preso da un insano narcisismo mi sono comperato la berretta aggiungendoci sopra una sciarpa di pura lana vergine. Mostrerò presto al mondo fotografie con la berretta nuova anche se col giacchetto impermeabile che uso qua non si addice molto, funzionerà meglio in Italia con i miei cappottini alla marinara. Credo che dopo quest'atto diventerò ufficialmente un collezionista di berrettini da vecchio, sento nascere in me la malattia della collezione, quel tipo di monomania che ti avvinghia e ti fa comperare cose che non ti servono. Le indossi compiaciuto pensando ai complimenti delle commesse che te le hanno fatte acquistare, è bello compiacersi dei propri berrettini, so che Gozzi mi capirà. Stasera proverò a cucinare le bratkarttofeln, tutto da solo, sarà dura, ma so che ce la posso fare, so che non le brucerò completamente. Se tutto andrà bene, arriverà presto il racconto con tutti i segreti di questa ricetta...auguro al mondo un sabato divertente e all'insegna del limoncello. Come dice 'l mi' babbo, volemose bene che nun costa gniente

sabato 13 ottobre 2007

Luce mia

Prima la lampadina del bagno. Un giorno, prende e se ne va. Giornate buie, farsi la barba con la luce del corridoio non è piacevole. Poco dopo tocca alla lampadina del mio comodino, quella che mi accompagna nelle letture notturne, nella scrittura delle cartoline e nella sveglia blasfema del lunedì mattina. La prima è stata cambiata a fronte di mirabolanti prove di equilibrio e con la paura di far cadere in mille pezzi la plafoniera della maniacale padrona di casa. Due giorni dopo parte il fanale anteriore destra, la paura di dovermi conforntare con un elettrauto del posto mi ha spinto a viaggiare due giorni senza una luce adeguata, con i fari antinebbia sempre accesi. Ieri la grande scelta, smontare la luce e cambiarla, visto che qua quel tipo di lampadina viene traqnuillamente venduto nei supermercati. Dopo aver svitato tutto ho capito che un semplice tappino poteva essere tolto per estrare il faretto dal suo alloggio, l'ho estratto unsandolo come campione me ne sono rimcoperato un'altro uguale. Torno dal viaggio in bici, la macchina ancora mezza smontata e pronta alla sostituzione. Pieno d'orgoglio riattacco il faretto e con un minimo di paura accendo le luci. Non va. Non va, la mia luce anteriore destra non va, il terrore prende il sopravvento quando intuisco di aver lavorato per un'ora buona sul faro abbagliante, avevo appena sostituito la luce sbagliata. Smadonno pensantemente, quando capisco che dovrò smontare anche l'antigelo per togliere la luce abbagliante che non va più, ore di ricerca degli strumenti adatti nel garage della soliuta padrona di casa che è gelosa di tutto. Sono le 20:00 di sera e ormai è buio pesto, rimetto la macchina o quello che ne rimane dentro al garage e lavoro all'intero, ma inizio a divertirmi anche se quel maledetto faretto rotto non ne vuole sentire di togliersi dal suo alloggio. Si incastra nell'unico dentino di lamiera presente. Dopo circa altri 34 minuti di lavoro e sporcizia me ne vado soddisfatto ad accendere le luci anabbaglianti. Tutto funziona, mi sento coem il divino ceratore quando disse che luce sia. Accendo e spengo allegramente le luci. Un bel venerdì sera, pieno di soddisfazione per un lavoretto che non pensavo di saper fare, l'uomo è fatto epr questo tipo di lavori manuali, non troppo pesanti, ma concreti, ne sono sempre più convinto. E l'antigelo è tornato al suo posto senza troppi probelmi, buon fien settimana a tutti. Io vado a fare la spesa e inizio a fare il conto alla rovescia per la data del ritorno in patria, stateme bene m'arcomando!

sabato 6 ottobre 2007

Bratwurst

Quest'uomo una volta si cibava di prelibatezze cucinate in casa, di tartufo fresco e porchetta, verdure al forno o grigliate, mentre ora è ridotto così, vecchio e vorace di bratwurst. Rimane comunque bello e malvolentieri adeguato all'alimentazione base di questa parte del mondo in cui il caffè è brodoso e lo zucchero fatto a caramelle. Dove ti invitano a pranzo e mangi delle cialde morbide coperte di marmellata di ciliege e panna, loro li chiamano wafer. Io la chiamo colazione. Ritornando all'alimentazione base, devo ammettere che nella foto e nella mia cena immortalata mancano le bratkartoffen, patate saltate su una padella di ferro infuocata, che insospettabilmente mi piacciono e si sposano benissimo con il bratwurst e la birra chiara, anche perché il segreto di questa cucina è metterti sete di modo che tu possa bere birra. Ma come Gozzi confermerà io posso resistere alla sete procurata come un cammello nel deserto, macinare cibo senza bere, così riesco a sorprendere questi tedeschi e la loro birra quando meno se lo aspettano. Il contesto è la Oldenburg in festa di qualche post passato, una sorta di baraccone pieno di gente e giostre, con prove di forza che fallisco e pesci freschi venduti dentro dei panini, i bambini ce la fanno a mangiarli, io no. I bambini di queste parti piantano un chiodo nella trave di legno con una sola martellata, io no. I bambini di queste parti sparano il peso di piombo fino in cima alla guida colorata facendo esplodere una piccola carica piazzata là e aggiudicandosi dei premi orribili, io arrivo a metà salita e il giostraio mi consola. Loro indossano una XL io un M tendete alla S. Mangiano burro e bevono birra senza ingrassare fino ai 20 anni per poi esplodere ai 26, io inzio a bere birra svogliatamente e continuo a usare olio d'oliva posticcio che pago più del tartufo bianco. La conclusione è immediata, loro appartengo ad una altra razza, è chiaro, hanno un metabolismo diverso e il gomito all'altezza della mia pelata. Annunciata questa grande verità posso soltanto ripiombare in sella al mio potente mezzo a pedali e raggiungere Pippa, che si è quasi interamente rimesso, l'occhio pare integralmente recuperato e da ieri sera il nostro gatto è tornato a spasso per il giardino. Presto invierò a tutti le ultime fotografie, qualcuno dovrebbe già averle ricevute, ma datemi tempo e arriveranno a tutti. Un abbraccio al mondo conosciuto

venerdì 28 settembre 2007

El pibe de oro

Al Ponte si celebra il compleanno di quella meravigliosa creatura che è mia sorella, bassetta e cieca come tutta la famiglia, ma bellissima, forse più del fratello. Forse. Gli auguri li appena fatti telefonicamente e sono venuto a conoscenza dei primi piccoli indizi sul nome del futuro nipote. Diego. Come Santiago, come Iago, come Jacob, come Giacomo. Ma l'associazione che ha riempito i miei pensieri è stata Armando, e subito dopo Maradona. Che bellezza sarebbe avere un nipote col nome di Maradona. L'ultima figura carismatica della sinistra a livello internazionale, come riconoscemmo qualche tempo fa insieme a Trippa. Come probabilmente mi sarei chiamato io se non fossi Federico, la scelta appare comunque ardua, vista da lontano come da vicino, di tempo ce n'è e gli ultimi giorni potrò dire la mia di persona. Già perché oggi la cara Tanja ha dato la quasi definitiva conferma che saremo di ritorno per dicembre. Ho accumulato un po' di email a cui rispondere, perdonatemi tutti, lo farò a partire da lunedì prossimo dato che in questo fine settimana ci spostiamo a Oldenburg per un festa della città, personalmente senza troppo entusiasmo, ma magari comprerò qualche dolcetto tipico. Un buon fine settimana a tutti, qua si annuncia piovoso, ma piovoso piovoso, spero soltanto che nella Perugia dei locali che chiudono e riaprono con un look vip il sole splenda per tutto il week-end

sabato 22 settembre 2007

Semo romani, trasteverini

semo signori senza quatrini...
Grabiella Ferri avrebbe condiviso la mia gioia. Avevo annunciato un racconto e ci sarà, ma oggi la giornata è stata riempita da un incontro, quello con il pecorino romano. Abbiamo trovato un supermercato in cui hanno il pecorino romano, non ho il coraggio di scrivere il prezzo al chilo, ma ne vale la pena e si partirà subito con una serata all'insegna degli spaghetti cacio e pepe, personalmente preparati dal sottoscritto. Dopo la Spagna avevo dimenticato di divertirmi tanto a cucinare, qua per spirito di patria o non so bene come chiamarlo, sto ripercorrendo la tradizione della cucina italiana. Forse sarebbe il caso di chiamarla esasperazione da döner kebap, non riesco più a sopportarne l'odore. Fatto sta che mi diverto davvero. Ma bando alle ciance e veniamo a noi, alla storia promessa, l'immagine rimarrà comunque a celebrare la scoperta del pecorino romano ad Aurich. Mr. Wobben, dicevamo... la persona che ha fondato Enercon, pare dopo un viaggio in Danimarca, pare dopo aver visto là come i contadini si rifornissero di energia elettrica con le girandole o windmills che dir si voglia. Pare, ma questo lo lasceremo alla leggenda. In East Fresia sono tutti contadini, e tutti lavorano sotto la pioggia e al vento, immagino che sia stato facile iniziare a vendere piccoli generatori per la produzione di energia elettrica, facile con un minimo di conoscenze tecniche. In tutto ciò va detto che Wobben credeva in questa tecnologia che rispettava l'ambiente, che aveva permesso ai contadini del nord di avere una risorsa in più, non aveva protetto la propria tecnologia con dei brevetti o lincenze internazionali. Anzi la proponeva e la mostrava a chi lo chiedesse, in buona fede, come credo siano ancora i tedeschi di queste parti. Si ritrovò a spiegare ad un americano il funzionamento della proprie turbine eoliche e gli mostrò i particolari. La società si ritrovò a crescere rapidamente, e se ho capito bene, ma qua forse mi sono distratto dal racconto che mi stava facendo l'avvocato dell'azienda, Mr. Wobben si è ritrovato a poter esportare negli Stati Uniti la propria tecnologia. A poter raggiungere un altro mercato che non fosse quello europeo. Arrivato negli Stati Uniti si ritrovò la propria turbina eolica già sul mercato e con un altro nome, protetta logicamente da brevetti validi per gli Stati Uniti. Iniziò una catena di processi che portò Wobben fino alla corte suprema, con disegni, fogli e documenti che dimostravano come la sua idea e la sua tecnologia fossero state rubate. Ma tutto ciò che riuscì ad ottenere fu di sentirsi chiedere se, date le sue insistenze, non fosse per caso un nemico degli Stati Uniti d'America. Il processo fu perso e la sentenza condannò Enercon a rimanere fuori dal mercato americano fino al 2008, credo, ma su questo temo di essermi perso un'altra volta. Comunque si dice che Mr.Wobben non voglia più avere a che fare con un paese come gli USA, magari questo lo lascio sempre alla leggenda, ma mi piace pensare di lavorare per un uomo che da solo si è schierato contro gli Stati Uniti e la loro corte suprema.

giovedì 20 settembre 2007

Il gatto con gli stivali

Uscito dal nostro pub preferito ho diciso di venire qua a dedicare un post ai gatti. Per non avere letto quando avrei potuto un libro di Vecchioni, Diario di un gatto con gli stivali, per aver invece adorato il gatto con gli stivali di Sherek, e per il mio gatto perugino obeso. Aggiungo l'ultimo e più importante motivo, un nuovo gatto direttamente dai sobborghi di Aurich. Pippa. E' comparso la prima volta due o tre settimane fa, piccolo, di qualche mese e non più. Lo abbiamo iniziato a sfamare e da quel giorno ce lo ritroviamo sempre intorno, ormai fa parte delle nostre serate. Si medita di portarlo a Roma nel futuro. Da un paio di giorni era scomparso e sinceramente dato il suo status di randagio non ce ne preoccupavamo tanto. Oggi ci siamo ritrovati a correre dal veterinario, prendendo due ore di permesso con il nostro povero Pippa. Gracile e sbandato, faceva davvero pena, giuro di aver provato raramente tanta pena. Uscendo di casa dopo pranzo ci siamo visti Pippa, che non riusciva ad aprire un occhio, che camminava a stento, e che non sembrava nemmeno vederci, miagolava, solamente dei miagolii. Abbiamo mosso tutto il dipartimento per riuscire a trovare un veterinario nella zona e il risultato è stato di raccattare un cartone per il nostro gatto da poco investito da una macchina. Forse nemmeno da poco, forse da due giorni. Il veterinario non è riuscito a dirci molto, solamente che l'occhio destro del nostro Pippa è perso, che forse ha una frattura vicino alla testa o proprio in testa e che dovremo aspettare domani per sapere cosa fare. Qualcuno lo ha investito prendendolo in testa e lasciandolo là. Abbiamo scoperto con certezza che ha solo quattro mesi. Se si salva verrà con noi a Roma, cieco o in qualsiasi stato sia, se tutto va bene cercherò di farlo diventare strafottente come piace a me. Mannaggia quanto mi dispiace per 'sto gattino, intanto auguro dei sogni d'oro generici e me ne vado a letto che domani alle 7:30 voglio essere in ufficio

sabato 15 settembre 2007

Tutto il resto è noia

Ho trovato questa immagine dell'Ostfriesland, se poi il nome tedesco l'ho scritto bene o male non lo so, vado a tentativi con questa lingua. Credo che per parlarla bene siano necessari almeno tre anni. Almeno tre, sì. Avrei una storia meravigliosa da raccontare, giusto per farvi capire un po' che razza di gente mi circonda e da lavoro, ma il racconto lo rimando alla prossima settimana per far contento Trippa che mi chiede della noia, o meglio di quanto riesca ad annoiarmi. Poco, sinceramente, credo per vari motivi. Comunque poco, prima di tutto perché se si riesce a stare bene con se stessi è difficile annoiarsi e secondo perché anche se vivo in un paesetto come Aurich ho le giornate molto piene. Mi ritrovo sempre qualcosa da studiare o da fare al di fuori del lavoro che comunque riempie le giornate. Certo qua bisogna essere capaci di apprezzare cose semplici, una birra e quattro chiacchiere, non chiedere troppo e bere caffè brodosi a colazione, ma sotto sotto non vedo grandi differenze tra questa vita e quella che facevo prima. Mancano molte persone con cui vorrei passare le serate, mancano le serate perugine o romane che siano, ma questo lo sapevo prima ancora di dover arrivare a Brema a fare il colloquio. Proprio tutto e sempre tutto non si può avere, qualche periodo nella vita con un po' meno di quello che si vorrebbe si deve poter accettare. Ma questa non è noia. Si fa una vita rilassata di campagna, niente grandi città affollate e pochissimo stress, un lago vicino, il mare un po' più in là e ci si ritrova tra stranieri a parlare di Italia, di Germania e a cercare di capire da lontano le cose. Magari a fare confronti tra sé e gli altri e si cresce anche così, anche se qua la pasta non la sanno cucinare. E poi sto incontrando belle persone, Lorenzo e Stefano, un terzo italiano, i portoghesi che affollano gli uffici dell'azienda e i tedeschi su tutti. La noia forse arriverà, ma sarà un momento, caro Trippa, come sempre e poi passerà con un passeggiata e una Beck's che come ho scoperto solo da un paio di settimane arriva direttamente da Brema. Per il caro compagno Pampanelli, uomo da birra chiara e tabacco, consiglio una birra di questa campagna, amara e con un'etichetta dorata: Jever. Forse alla Zozza la potrebbero avere, diventerà l'alter ego della Alhambra di Granada. Chiudo con l'anteprima del racconto, i protagonisti sono Mr.Wobben (fondatore e unico proprietario di Enercon), gli Stati Uniti e la corte suprema degli stessi. Io amo già quest'uomo. Ah, visto che Benedetto e Alessandra già dovrebbero conoscere la storia, se non ne posso parlare in pubblico me lo facciano sapere, ma credo che tutto sia di dominio pubblico data la presenza della corte suprema e di vari processi negli Stati Uniti. Salut au monde

sabato 8 settembre 2007

Un piccolo ciclista pelato

Al mio ritorno da questo piccolo angolo di mondo sotto al livello del mare, nascerà un maschietto. Credo che tra Foligno e 'l Ponte impazzi la corsa al nome. Mia sorella e Luca sostengono che sarebbero stati pronti per una femmina, ma un maschio li spiazza. Non sanno che nome poter scegliere, io ho proposto Holger che da questi parti va per la maggiore, ma saggiamente hanno rigettato la proposta. Così lancio un appello alla comunità dei bloggers affiché li possa aiutare. Io mi cullo in questa giornata dal cielo grigio pensando a come sarà il piccolo che sta per nascere. Sicuramente sarà un uomo di sinistra, bello come lo zio e soprattutto pelato. Rosa e liscio. Un bambino da mia sorella riesco ancora difficilmente ad immaginarlo, ma è bello anche provare soltanto a farlo. Qua tutti i bambini vanno in bicicletta e indossano un caschetto come quello di Bugno durante le cronometro, forse potrebbe essere proprio quello il mio primo regalo. A dire la verità i bambini hanno anche una fantastica bandierina arancione che sventola sopra le loro teste, credo perché possano essere visti anche da lontano. In queste giornate di inizio anno scolastico li incontro la mattina mentre vado all'ufficio, sono diligenti e stanno i fila, ma se li sorpassi ti suonano e fanno un corsa con te. Arrivi in ufficio già allegro e pronto a sorseggiare caffè brodoso per otto ore. Così da quando mi hanno detto che sarà un maschietto lo immagino in bicicletta pronto a fare delle corse lungo la strada di scuola. Ma che bello, un piccolo ciclista pelato

sabato 1 settembre 2007

nel blu dipinto di blu

Tuta blu, scarpe antifortunio, caschetto e cuffiette per il rumore. Indossi tutto e capisci da subito che non è il tuo lavoro, non riesci a spiegarti come mai hai studiato venti anni per sentire freddo la mattina e buttare dentro quella brodaglia di caffè del latte in polvere. Che qualcosa sia andato storto lo capisci quando il capo-squadra ti chiede se hai fatto il training per la sicurezza. Le pupille si dilatano mentre senti la frase che non vorresti sentire "Oh, my God! Oh, my God!". E lo dice a te. Lo sai che sei tu a non aver fatto il corso per lavorare con l'imbracatura sospeso a più di 100 m d'altezza. Ma si rimedia un operaio viene tolto al lavoro e in 40 minuti ti ha già detto tutto. Fai un paio di prove a 20-25 m e se ti salvi sei arruolabile e presto ti ritroverai a salutare gli uccelli dall'alto immerso in un'arietta fresca fresca. Vecchietti passano sotto in bicicletta, si fermano e fanno battute da gestapo sul lavoro. Alle 18 di sera ce n'è sempre uno che passa e dice che ancora il sole è alto e le giornate estive sono lunghe, lo dice mentre tu stai finendo il tuo lavoro con un ultimo caffè brodoso. Dall'alto tutto sembra più piccolo e forse per guardare meglio ti muovi piano piano, senza raggiungere mai la disinvolta camminata che hai a terra con una birra in mano. Vedi che gli uomini attorno a te parlano a gesti, hanno quasi tutti tatuaggi fatti in casa sulle mani, e inizi a sospettare che siano passati per qualche galera. La riflessione inizia da quest'osservazione. Loro fanno il grosso del lavoro, loro sono quelli che se non ce la fai ti aiutano, sono tre volte più grandi di te e si accollano i lavori più pesanti. Scherzano come Trippa davanti a una braciola, lo fanno così solo per cercare di farti ridere e ci riescono. E facile volere bene a gente così semplice, forse anche troppo semplice. Li vedi fare il conto delle ore lavorate con le dita, spostano 50 tonnellate di acciaio sospesi in aria e hanno difficoltà a scrivere e a fare piccoli conti, copiano le ore lavorate dal vicino più bravo e passano tutto al capo-squadra perché possa correggere gli errori. Dopo una settimana che li faticare dalle 7 di mattina fino anche alle 8 di sera vedere questa miseria ti fa crescere una tristezza dentro che difficilmente riesco a scrivere, sembrano davvero bambini delle elementari. Fanno quel lavoro solo perché forse è l'unico che sono riusciti a trovare e poi ti raccontano che a volte nel loro lavoro capita di cadere di sotto, capita di beccarsi un bullone che cade da 120 m e ti buca il caschetto, capita è il loro lavoro. Poi portano su anche te, lavori con loro dentro la navicella e ti sembra di stare dentro una scatola, fai la scaletta e sei sopra la turbina a guardare il panorama, legato logicamente e se sei fortunato vedi un elicottero passare sotto di te, vedi le mucche sotto piccole piccole. Quando devi lavorare dentro la navicella della turbina gli spazi sono stretti e il caschetto lo levi, lo lasci al piano superiore, mentre avviti dadi sotto, ecco. Sali al piano superiore per le scalette di acciaio e senti un urto in testa, bestemmi, lo fai dimenticando che ancora devi scendere in verticale per 108 m attaccato al muro, senti chiedere scusa in tedesco e poi raccogli ciò che ti è caduto in testa, non sai nemmeno a cosa serva, ma vedi una faccia preoccupata e sentire dire la parola blood. Non è il tuo lavoro, lo sapevi dall'inizio e ora che ti senti debole e sull'orlo dello svenimento per la ferita in testa ne sei convinto. Comunque con un sorso d'acqua passa tutto presto e con una fasciatura sei pronto per scendere a terra a arrivare all'ospedale col capo che smadonna perché si è appena rotto un dito un altro ragazzo. Raggi X e nessuna frattura alla mia bella testolina, solo due buchetti che già si stanno rimarginando, in una decina di giorni sarò come nuovo, magari faccio anche ricrescere i capelli, magari. Comunque la settimana è finita e sono salvo e quasi sano, un successo, presto pubblicherò anche le foto con le pecette in testa e la tutina blu. Me le devo soltanto far dare da Lorenzo, ora torno a casa prima che venga giù la pioggerellina del pomeriggio. La bicicletta è bella, ma senza pioggia di più

sabato 25 agosto 2007

Next monday

Dopo i primi giorni di difficoltà il mio inglese inizia a carburare e riesco a comunicare meglio con il resto del mondo, che tra l'altro si ostina a parlarmi in tedesco. Scrivo un post che non avrà seguito fino alla prossima settimana, lunedì si parte per una trasferta di inteso lavoro. La destinazione è un luogo sperduto nella campagna tedesca Freren, partiamo io e Lorenzo (l'altro italiano) con una squadra di operai. So che verrò imbracato, so che lo faranno contro la mia volontà, so che dovrò arrivare a circa 108 metri, circa. Credo che perderò i sensi a metà strada, l'unica speranza di salvezza è provare a farseli amici con una montagna di pasta alla carbonara, non vedo alternative. Forse appena passata la strizza del momento diventerà un'esperienza divertente, ho i miei dubbi, ma voglio continuare a sforzarmi pensado in positivo. Voglio pensare che non pioverà che tirerà poco vento e che una settimana appeso per aria passa presto, soprattutto se uno perde i sensi. Almeno imparo a voler seguire progetti grossi. Ho già il caschetto, la tutina blu e le scarpe antinfortunio, sarò bellissimo anche da svenuto. Come va dall'altra parte di Europa? Lascio il post con una perla, degna dei darbuka andalusi, credo che seguirò un corso di wind-surf in un piccolo lago dei dintorni, solcherò le onde a velocità impensabili. Aspettate novità e mo che v'ho fatto ride, ve saluto. Pensateme in questa settimana

mercoledì 22 agosto 2007

SIM-Karte

Sono colpevolmente in ritardo, ma finalmente ho il nuovo numero tedesco che voglio condividere con il mondo e lasciare su queste pagine a imperitura memoria: +49-15773156094. Ho faticato tre giorni a capire le istruzioni in tedesco per registrarmi e attivare la sim-karte, come la chiamano qua. Nemmeno i tedeschi ce la facevano, si sforzavano a parlare con il call center per me, mentre io maledicevo il loro mondo apparetemente perfetto. L'idea che mi sono fatto in questi giorni di duro lavoro è che non sono brillanti, gli manca qualcosa, ecco. Sono legati ai loro perfetti schemini, ma appena qualcosa va fuori posto vanno in crisi, credo che sia per questo che controllano tutto milioni di volte. Hanno come una serena monomania per la qualità, tutto deve essere di altissima qualità a inizia dalla vita. E stando con loro tutto il giorno capisco che qua si vive davvero bene, davvero. Si vive in un modo e in un mondo difficile da capire subito, ma dove quello che conta sono le persone e tutto ciò che le circonda, o meglio quasi tutto. Manca un po' di vita culturale secondo me, sono pieni di musica jazz e là finisce. Ma ogni rifiuto e sistematicamente differenziato, posso fare il pieno con del bio-diesel a prezzi ridicoli, tutti ti rispondono con un sorriso degno di Padre Pio, traspirano la pace dei sensi. Con tutti i pro e i contro che questo comporta. Immerso in questo verde e tra mille turbine eoliche faccio progressi con la bicicletta, sto entrando in forma e nemmeno me ne accorgo, ormai scendo e salgo alla bersagliera dentro al mio giacchetto impermeabile ad ogni classe di uragano. Inizio a fare chilometri senza accorgermene e so già che al prossimo stipendio inizierò a pensare ad una bicicletta da corsa. Lo so, sono un uomo debole e che resiste pochissimo alle voglie del consumismo. Lancio un saluto al mondo dei bloggers e mi scuso per non passare a lasciare commenti, ma presto avrò più tempo da spendere in ufficio, presto arriuverà pure Aalborg in Danimarca, presto forse l'Irlanda o la Lapponia, ma queste sono novità che lascio per qualche imminente post. Ora una camicia da stirare e un risottod a preparare mi aspettano in casa, a presto

mercoledì 15 agosto 2007

Starting date

Finalmente torno ad aggiornare queste pagine verdognole care ai piu', direttamente dall'unico internet cafe' che abbia trovato, entro qualche giorno avro' sicuramente un piu' facile accesso alla rete che tante gioie regala a quella parte di mondo piu' ricca ed evoluta. Da raccontare avrei davvero molto a cominciare dal viaggio che in due giorni mi ha portato dall'altra parte di Europa, passando per mille paesi e paesotti di cui vi risparmio il nome. Qua il cielo e' grigio e potrebbe piovere da un momento all'altro, credo che continuera' cosi' fino all'inzio della stagione nevosa. Il paese e' carino, sembra di vivere un'altra vita, con altri ritmi e senza problemi, ma senza forti emozioni. Il paesaggio e' piatto e le case aguzze, forse per resistere meglio al vento che sbatte i poveri ciclisti da tutte le parti, ancora non me la sono sentita di prendere la bicicletta per andare al lavoro, la uso semplicemente per spostamenti pre-serali e rilassarmi. Anche perche' la pioggia quassu' arriva e nemmeno te ne accorgi, ti ritrovi bagnato fino al midollo con la gente che amichevolmente sorride in tedesco. Gia' perche' quassu' e' tutto profondamente tedesco. Anche il sorriso che comunque non manca mai per qualche straniero zuppo d'acqua e in biciletta. Da bravo italiano sono gia' passato con il rosso ad un incrocio e chissa' se quassu' il sindaco e' amico di Locchi, chissa' se il t-red colpisce anche i Tedeschi della East Fresia dentro le loro tranquille casettedi mattoni rossi. Chiudo questo primo e stirato post dicendo che forse parlero' piu' spagnolo che inglese, mase andra' effettivamente cosi' lo scopüriremo solo vivendo, hasta pronto a los demas

sabato 28 luglio 2007

Domani...


Il gatto giace stecchito, al di là delle porte chiuse l'aria condizionata impazza e il timore di ripercussioni funeste sul mio delicato equilibrio respiratorio mi preoccupa. A dirla tutta non sento tutto questo caldo di cui si parla, consumo birrette chiare e leggere con la facilità di un'idrovora, ma mi sento bene. L'unica cosa assillante sono le mille domande che continua a farmi da ieri sera la mamma, domande apparentemente inutili e fastidiose, che appena proposte annoiano anche lei che così evita di ascoltare la mia risposta. Non capisco perché lo faccia, sa che non sopporto 'sta cosa, lo sa e si ostina a continuare. Tutto è iniziato con il trasloco di mia sorella nel Folignate, credo che fondamentalmente le manchino i figli, così evito di risponderle male e mi concentro sulla cucina. Ho deciso che da grande sarò un cuoco superbo, ho deciso anche che inizierò a pubblicizzare su queste pagine la mia attività culinaria. Oggi apro la nuova rubrica con il pesto, sperimenterò la ricetta tra Grottaferrata e Rocca di Papa in settimana, da una rapida ricerca nella rete credo di potercela fare. La pasta e i primi sono dei piatti abbastanza semplici da cui partire, il pesto sembra anche uno dei più semplici. Presunti esperti dicono che basti basilico, parmigiano, pecorino, olio, sale e pinoli. Sembra facile, sono convinto di potercela fare. La mamma però passa e smonta sul nascere queste velleità culinarie, si mette a ridere con presunzione e non mi incoraggia. Ma non dovrebbe funzionare diversamente l'educazione di un figlio? Comunque ce la farò, stupirò tutti e sfornerò cucine prelibate. Comincerò a prendere spunto dalla cena di questa sera, ancora sospesa in un'attesa che data l'ora lascia un'ombra di preoccupazione, domani forse scriverò qualcosa di più interessante. Domani...

mercoledì 18 luglio 2007

Primi Giorni

Finalmente torno a riaggiornare queste care pagine tra il verdognole, avrei dovuto farlo da un po' ma gli ultimi giorni con i rimasugli di pratiche da preparare e la roba da portare sopra queste collinette attorno al lago di Albano. Ammetto di non aver molto da fare in queste prime giornate frascatare, devo comunque ancora ambientarmi, anche perché tutto sembra tedesco, a partire dalla tastiera su cui sto battendo con poche dita alla ricerca di simboli conusciuti. Ho difficoltà a scrivere la e accentata, come sempre e come tutti gli italiani che si ritrovano per qualche motivo ad usare tastiere con simboli perversi. Ho capito qual'è il tasto canc però e ne vado fiero. L'ambiente è molto più informale che a Gubbio e tutto sembra facile, basta chiedere e in genere ti dicono di sì. Pare che non ci siano gerarchie, pare che si possa venire a lavorare anche in pantaloni corti o con i tatuaggi sopra la pelata, pare che avrò una macchina quasi solo per me, pare che potrò scegliere quale e come sarà il mio ufficio, dalla finestra davanti a me cantano le cicale e non si vede Roma come promessomi, ma basta affacciarsi e posso controllare maniacalmente la bianca figura della mia punto, vedo che sta ancora là e mi sento meglio. Non capisco perché su questo monitor tutto compaia in tedesco, tutto tranne le mia parole.Vorschau vuole dire Anteprima. Mo vado a curiosare in giro per l'ufficio, per la gioia del compagno Vinti aggiungo che abbiamo una cucina allestita nell'utima stanza dell'ufficio e che presto inizierò a preparare dei dolcetti nella pausa pranzo, mi piacerebbe sapere cucinare i biscotti al miele che non si trovano più nei supermercati, ecco

venerdì 6 luglio 2007

al final ....

L'immagine porta al lago di Albano. Io invece penso che sono arrivato all'ultimo giorno di lavoro eugubino senza accorgermene, ripasserò allo studio la settimana prossima per gli ultimi saluti e per sistemare le ultime pratiche. Oggi mi sono ritrovato sul groppone altri tre lavori da terminare per la settimana prossima, non cercati, non voluti e semplicemente appiccicati da un grande idiota che pensa di essere il padrone del mondo solo perché ha l'illusione della ricchezza. Un idiota appunto. E i lavori li farò, chiederò almeno 500 euro in più di quello che dovrei e me li pagheranno in tempi brevissimi anche se ancora questo lo so soltanto io. Il sistema che ho trovato è semplice e costruito intorno alla paura. Ma con lo studio questo non ha nulla a che vedere, una piccola vendetta personale con uno che dopo il favore che gli stavo facendo promettendogli di portargli a termine certi lavori nonostante le mille cose che devo fare in questo periodo ha voluto fare la battutina sottolineando che la notte è lunga. Io lavorerò di notte e di giorno chiederò un 40% in più di quello che avrei fatto, ma fino a mercoledì, poi basta, credo che nemmeno gli risponderò al cellulare se venisse a cercarmi per qualche chiarimento, anzi consegnerò pure le pratiche nel modo più confuso possibile. Così se sveglia e la prossima volta si risparmia la battuta con l'aria del tanto io so' più furbo de te. A me piace lasciarglielo credere e consumo un cremino Motta per la gioia del compagno Vinti. Detto ciò, so che mi mancheranno le facce di Gubbio e il bar con i panini al pomodoro. Farò qualche regalo agli amici dello studio e li riempirò di email e fotografie. Sono stato bene all'interno dello studio Franceschetti, ma da qualche tempo ero inquieto e con la voglia di cambiare, da domani si chiude un'esperienza bella che in in qualche modo so già quanto mi mancherà insieme a tutte le persone che ho conosciuto con tutti i lori vezzi. Buona notte e sogni d'oro, io vado a prepararmi al mio ultimo giorno da ceraiolo

martedì 26 giugno 2007

Candeal

"L'umanità ha bisogno di ballare unita, ballare sempre."
Carlinhos Brown è il protagonista di un film meraviglioso che me lo ha fatto conoscere, ora sto aspettando il suo concerto a Umbria Jazz da settimane. Nel film si racconta la storia di un progetto sociale prima che musicale, una favela che non ha più droga, delinquenza e armi. Ha un conservatorio dove musicisti da tutto il Brasile si ritrovano e uno studio di registrazione internazionale. Candeal è un quartiere di musicisti che grazie alla musica si ritrova con acqua e sanità, quello che non ha mai avuto con la droga. Il film racconta il viaggio di Bebo Valdés, un musicista cubano in esilio che vive a Stoccolma e che prima della pellicola pare abbia detto al regista del film: "L'unico luogo al mondo che vorrei visitare prima di morire è Bahia". Anch'io prima di morire voglio vedere Bahia, vedere Candeal e il carnevale. Nel documentario si parla dell'origine africana della cultura cubana e brasiliana, si comincia con il viaggio di Valdés a Bahia in mezzo alla musica di un'intera comunità. La purezza, l'integrità e l'innocenza di Valdés sono la parte più bella del viaggio, quella parte che meglio descrive l'idea del progetto sociale di Carlinhos Brown. Fare a meno delle armi, ma non della musica, capire prima le radici della propria cultura e fuggire dall'obiettività, un punto di vista pretenzioso da cui non si vede mai niente. Le riprese si fermano su strade decrepite piene di piccoli musicisti che non hanno altro se non i suoni africani delle percussioni che nel film nascono in una lezione tenuta in strada da una foglia secca fatta suonare contro la terra. Passando per un ombrello suonato per la piazza si arriva ad essere sommersi dall'insieme di tamburi ciascuno dei quali suona qualcosa di differente. Se riuscite a ritrovare la pellicola guardatela, mette allegria ed è un'esperienza memorabile, andrebbe vista da tutti, e mi auguro che ancora più bello sia il concerto che ci aspetta a Umbria Jazz

lunedì 25 giugno 2007

Ringraziamenti

Un ringraziamento sentito va all’Ing. Simona Moraglia per l’attenzione e l’appoggio fornitemi durante lo sviluppo e la stesura dell’intero lavoro, passando dai mesi più freddi a quelli più caldi.
Come non ringraziare poi i miei genitori che hanno saputo sopportare i numerosi e vari stati di eccitazione nervosa precedenti agli esami, sapendomi offrire sempre un aiuto e garantendomi inoltre un fondamentale appoggio economico nel corso di tutti questi anni.
Vorrei inoltre riservare un ringraziamento particolare a mia sorella per non avermi azzittito quando studiando bofonchiavo nella stanza accanto e per tutto l’affetto dimostratomi.
Credo di non poter aggiungere altro, ma spero che i miei ringraziamenti vadano oltre le parole per tutti quegli amici che negli ultimi anni mi hanno fatto compagnia in tantissime serate e vacanze passate a parlare di tutto fuorché di studio.
L’ultima frase di questo lavoro l’ho voluta lasciare per due nomi soltanto, Oskar Matzerath e Eugene Henderson, grazie anche a loro.
Si è parlato di tesi davanti ad un passito, mi è venuta così una nostalgia per quel periodo orribile da vivere, ma bello da ricordare. Mi ricordo l'intensità con cui l'ho vissuto e la tuta da meccanico con cui giravo in mezzo ad un motore più grande di me. La festa di facoltà ignorata il solo panino pieno di porchetta consumato di corsa tracannando vino alle dieci di sera, prima di tornare in laboratorio a finire le ultime misure. Prima di bruciare un computer da 15000 euro senza dirlo a nessuno. In fin dei conti lo ricordo come un bel periodo e i ringraziamenti ci stanno sempre bene, ora un po' di sonno che domani si torna a Gubbio, mucha suerte pa' todos

venerdì 22 giugno 2007

firefly

Mi ritrovo stanco dopo una giornata passata sotto il sole e non capisco come mai questo caldo mi sta finendo. Forse dovrei dormire di più. Negli ultimi giorni mi sono ritrovato alle 6 di mattina gli operai della comunità montana a potare gli alberi che dividono la mia bella finestra dal campo di grano. Così con la luce che filtra tra le persiane e le motoseghe che ronzano finisco col dormire poco, maledizione. In compenso stasera ho avvistato la prima lucciola della stagione estiva e ho espresso un desiderio. Trovo che esprimere i desideri sia un piacere semplice, un attimo in cui allontanarsi dai pensieri del lavoro o della vita e dillettarsi. Mi è sempre piaciuta l'ingenuità che ci porta sotto sotto a confidare per qualche minuto nella realizzazione di quanto appena sussurrato al passaggio di una cometa. Augurarsi che possa spuntare fuori una coda da tigre grazie ad una lucciola è umanissimo. Sperare che da domani qualcosa cambierà migliora l'attesa per il giorno successivo, io so che domani è già venerdì, la comunità montana poterà qualche altra pianta lontana dalla mia finestra, mentre la giornata lavorativa passerà velocemente tra un tetto e l'altro e chissà cosa ci sarà di nuovo

lunedì 18 giugno 2007

Zimmerbrunnen

Avrò una bicicletta tutta mia e gratis per qualche mese. Ci penso e la trovo una cosa meravigliosa. Proverò a farmela regalare del tutto, già lo so. Oggi ho iniziato ad avvertire lo studio tecnico, le colleghe e i colleghi: entro un mesetto me ne andrò. Lascerò lo studio e Gubbio in via definitiva, la destinazione è proprio al vertice della freccia rossa, più vicina all'Olanda che a Brema. Un paesaggio di mulini a vento e acqua. Sarò solo e temo anche di aver interpretato male il significato di trial-period che assomma a tre mesi, credo significhi semplicemente periodo di prova. Proprio lo stesso significato che ha qua in Italia, credo anche che questo implichi una permanenza sotto la freccia rossa per sei mesi. Lo sospetto, ecco. Ho riflettuto su piccoli dettagli e lo sospetto. Se così fosse sarei un imbecille, ma tutto questo non mi stupirebbe. L'aumento salariale dopo i primi sei mesi conferma l'ipotesi e coincide proprio con quanto promesso durante il colloquio. In ogni caso lo scopriremo solo vivendo. Se così fosse qualcuno, almeno qualcuno, dovrà venirmi a trovare, che lo facessero tutti li amici mia sarebbe comunque meglio. Intanto domani mi aspetta un giro di telefonate per rinunciare ad una serie di lavori che mi ero appena procurato, ho già perso la voglia di portarli avanti. Credo che mi dedicherò unicamente all'ozio fino alla data della partenza, senza andare in giro per uffici comunali e tetti. Le giornate passeranno tra l'attesa per un probabile Carlinhos Brown e la corsa campestre, con la piacevole aggiunta di qualche cappuccino. Il post era dovuto, come il titolo, ma ora è il momento di DeLillo, 'notte

venerdì 15 giugno 2007

Buongiorno Maria

Apro il post con una citazione dotta e aggiungo che Maria è un bel nome per una ragazza, ne parlavo ieri sera con mia sorella, purtroppo non sono ancora arrivati alla fase nome come la chiamano loro. Bisognerà aspettare un po', tranquillizzo i miei amici dicendo che Pietro non è un nome che piace dalle parti di Foligno, ma questa è una nota per pochi, quello che mi interessa oggi è l'estate che si avvicina. I pantaloni corti, che non si capisce come mai non possano mettersi al lavoro. Al lavoro in estate si soffre di più senza pantaloni corti, si sente caldo in mezzo ai computer, si sente caldo sopra i tetti in costruzione anche se poi da lassù si canticchia facendo finta di non pensare a quanto sarà brutto scendere, sarà brutto non guardare giù e pensare che immagine orribile offre un corpo spiaccicato dopo la caduta dal tetto. Comunque si sente caldo. Si vedono le babbe passeggiare scollacciate e abbronzate per le strade del centro, quest'anno spero di non vedere tanti short come l'estate passata. Ma perché se esistono le gonne una donna dovrebbe mettere gli short? Esistono quelle bellissime gonne svolazzanti, leggere e colorate che finiscono al ginocchio e le donne mettono gli short. Maledizione. Il mondo maschile vuole le gonne, non gli short, quelli piacciono a Dolce&Gabbana, in particolar modo io e Go chiediamo le gonne che finiscono vicino al ginocchio. Ma l'estate è bella per i colori e le biciclette che tornano a girare in strada, i girasoli che tra un po' spunteranno per i campi e le vacanze che mi permettono di indossare dalla mattina alla sera i pantaloni corti. Io scrivo e sul cellulare che squilla appaiono numeri eugubini, ma non rispondo, sto qua ancora in pigiama e aspetto l'estate. Aspetto Umbria Jazz e Carlinhos Brown. Aspetto i gelati alla Pieve con Gozzi e Busti. Oggi comprerò dei pantaloni corti e un paio di scarpe bellissime, vedrò Go per un cappuccino e credo che col favore della notte prenderò un bicchierino di passito nella ospedaliera periferia perugina. Buona giornata, ora doccia

mercoledì 13 giugno 2007

Confindustria

L'ho accennato sull'ultimo post, continuo però a pensarci. Ieri sera torno a casa e apro il Manifesto. A pagina undici. Tra le notizie economiche non può mancare l'ultima affermazione di Montezemolo con relative conferme di Damiano. Ormai i personaggi più importanti e influenti di questo paese sono diventati il papa e il presidente degli industriali che industriale non lo è mai stato. In genere le loro affermazioni aprono i telegiornali nazionali. Montezemolo vuole che le tasse alle imprese scendano, si partirebbe dall'Ires, poi occorrerebbe detassare gli straordinari e far ripartire la produttività. Ma soprattutto non bisogna toccare la legge 30, la legge Biagi. Non va toccata per motivi ideologici, perché ha regalato flessibilità, ha dato risultati eccellenti sia in sviluppo che occupazione. Io non vedo niente di tutto ciò. Già che ci siamo bisognerebbe incentivare la contrattazione di secondo livello, per poter legare gli aumenti salariali ai risultati delle aziende. Dopo una frase del genere occorrerebbe una manifestazione nazionale e invece non succede niente, i sindacati non dicono niente e il governo sembra d'accordo. Negli ultimi anni ho seguito alcune aziende. L'ammirevole piccola e media impresa che ha fatto grande l'Italia, quegli imprenditori che non muovono un dito se non hanno un contributo statale. Non sono molti anni che lavoro, ma di imprenditori che investono e cercano lo sviluppo caro a Montezemolo, senza aspettare ogni volta il contributo pubblico, ne ho conosciuto soltanto uno. Uno che non vuole straordinari nella sua azienda, che valuta attentamente gli investimenti e se questi stanno in piedi da soli li fa senza chiedere un centesimo a nessuno. E' un ex operaio di un'industria plastica, mi ha raccontato di aver iniziato a lavorare a 14 anni e di avere soltanto la terza media. Credo che abbia molta più competenza di Montezemolo e tanti grandi manager, gestisce i propri lavoratori con rispetto e non ha bisogno di una classe precaria per garantire lo sviluppo. Non vuole legare i risultati d'impresa agli aumenti salariali. Il rischio d'impresa è suo e non lo scarica su nessun altro, ha paura di sbagliare e se gli faccio qualche domanda magari non ha sempre la risposta pronta. Ogni tanto vorrei poter leggere di una classe dirigente che non scarichi sempre le proprie responsabilità sulle classi più deboli, il rischio d'impresa sui salari dei lavoratori e i propri investimenti li faccia senza aiuti politici o denaro pubblico. Invece le risorse del paese vanno a finanziare progetti sul marketing, sull'organizzazione aziendale, sull'immagine, sul gestionale e su tutta l'aria fritta che piace tanto ai grandi manager. Credo che la classe industriale, soprattutto a alti livelli non abbia più idee, non sento più una sola proposta innovativa di un imprenditore. Si parla solo di flessibilità e spese eccessive per la gestione d'impresa, ma le idee che l'impresa la fanno non si vedono più. Allora buona notte, anche a Montezemolo e a questa classe politica che gli dà retta

martedì 12 giugno 2007

Lezioni di nuoto

Mentre Bush è a passeggio per l'Europa, Montezemolo sostiene che la legge Biagi va benissimo così, che necessiterebbe giusto di qualche piccolo ritocco, la mia tosse migliora e il raffreddore regredisce. Abbraccio l'euforia della salute. Ce lo insegnano fin da piccoli, quello che conta è la salute. Ormai non ci speravo più, il virus balcanico è stato debilitante e terribile, ma ormai è vinto. Gubbio invece è a letto malata. Un altro caso è stato annunciato oggi, l'ennesimo. Tutta colpa mia, ma sinceramente me ne infischio e guardo i bambini che allegramente affollano la piscina comunale, che forse provvederò a scaldare con il sole presto. Forse. Rifletto sul possibile schema d'impianto e mi tornano in mente le lezioni di nuoto che sono stato costretto a prendere da piccolo. Si diceva che fosse lo sport più completo, dimenticando il divertimento del praticante. Pare inoltre che fosse importante imparare a nuotare. Pare che potesse servirmi, a me pare invece che ne avrei potuto fare a meno. La piscina d'estate è stracolma di bambini intozzati fino alla vita in un'acqua profumata di cloro. Ognuno con la sua tavoletta colorata con cui imparare a stare a galla. Serve a prendere dimestichezza con l'acqua, che non è l'ambiente in cui l'uomo può respirare più agevolmente, la cosa che trovo più intelligente fare in acqua è stare a galla. Perché ostinarsi a fare 50 volte su e giù tra due file di galleggianti colorati? Questa grande realtà sembra sconosciuta agli istruttori, non ne vedono la noia, a loro piace vedere come tutti siano bravi a fare 50 vasche. Ricordo che il mio istruttore aveva le gambe storte, era basso e grassoccio, si vantava però di aver fatto la traversata dell'Adriatico. Ricordo l'ammirazione dei bambini e del sottoscritto ad ascoltare il racconto della traversata. Ricordo anche che fu lui a gettarmi per la prima volta in acqua alta, quella dove non si tocca e da allora lo detestai. Non volevo andare più in piscina e non sopportavo quella sensazione di freddo all'uscita dall'acqua, le 50 vasche non le facevo e mi fermavo sempre a riprendere fiato. Lo infastidivo con poco, non gli davo retta, respiravo come mi pareva e non con il rigore che si compete ad un nuotatore. Poco più tardi mi cambiarono di gruppo, l'avevo spuntata e ora avevo una bella insegnante abbronzata e snella che mi lasciava la mia tavoletta colorata. Credo avessi 4 o 5 anni, l'avevo spuntata sull'istruttore esaltato e avevo già deciso che non sarebbe stato quello lo sport per me, preferivo galleggiare senza tante vasche da attraversare e continuo a trovarla una cosa più interessante. Alla fine non imparai mai a nuotare come molti avrebbero voluto, me la cavavo e basta, ma come si dice stavo a galla. Domattina bagno caldo per rilassarsi prima del lavoro, sogni d'oro a tutti e anche a me


giovedì 31 maggio 2007

hell is chrome - 2

la giacca è quella, la barba è la stessa, le espressioni si ripetono...trovo la cosa idilliaca e dico grazie a Gozzi che mi ha inviato il link

hell is chrome - 1

Il titolo è soltanto un primo indizio per quello che si vedrà su queste pagine in giornata. Un momento di assoluta bellezza, ma credo che sia ancora presto, per adesso ho soltanto voglia di incuriosire chi passerà da queste parti, nel pomeriggio pubblicherò quanto nessuno di voi potrebbe mai immaginare. Anzi uno di voi lo potrebbe immaginare, e per essere esatti già lo sa. Come va in questo mondo che ormai vedo solo attraverso la finestra e il campo di grano davanti? I malanni respiratori affliggono il mio delicato naso e la mia tenera gola, mi ritrovo senza voce a emettere suoni cupi privi di significato. La colpa è palesemente dell'aria condizionata dell'areo che da Francoforte mi ha riportato a Firenze, la Germania appare un paese vivo, con una gentilezza propria del nord Europa. Una parte di mondo che viaggia in bicicletta anche sotto l'acqua e non si ammala, con 8 gradi di temperatura esterna a fine maggio. Non posso che rimanerne affascinato. Maglie colorate di verde e arancione senza il nome del più grande giocatore francese di tutti i tempi. Werder è la sola scritta che compare nei negozi di sport. Ciambelline che si affacciano dalle vetrine di un'infinità di pasticcerie, notevole aggiungerei. E poi è tutto così verde intorno, davvero. Un verde più intenso di quello che ho visto in maremma, e i taxi hanno un colore nocciola, lo stesso del frappè amato da Go. Laghetti circondati da piste riservate ai ciclisti e un centro costruito di legno. Ma è freddo e piove, il mio lieve malessere di gola si sta tramutando già in qualcosa dai confini indefiniti. Credo che il mio fisico abbia ceduto quando ho realizzato che non sarei riuscito a guadagnarmi un autografo di Micoud, sicuramente il giocatore più rimpianto dal calcio italiano. Così oggi, come ieri, tossisco e sbuffo rinchiuso in casa, senza voce e già che ci sono sorseggio un tè dietro l'altro. In serata aggiungo il punch al rum, con tanto di scorze d'arancia e limone in infusione, degno suggerimento della cara ex-perugina Vi. Ammetto che ormai sono diventato bravissimo a prepararlo, lo preparo con la stessa velocità con cui stappo le fialette per l'aerosol. Trippa pagherà a caro prezzo l'anatema lanciatomi circa una settimana fa. Maledetto untore. A farmi compagnia ritrovo un cd dimenticato di Marisa Monte, una decina di samba bahiani dolcissimi. E avrei voglia di canticchiarli, ma non ce la faccio, sputo fuori solamente un lamento sinistro che insospettisce il gatto, allora smetto e faccio un giro tra i blog degli amici

domenica 27 maggio 2007

passeggiando in bicicletta

Due parole di una canzone che come le tappe dolomitiche mi fa venir voglia di comperare una bicicletta per uscire ogni domenica d'estate a fare una passeggiata, senza fretta, passando un intero pomeriggio in mezzo a campi e salitelle non troppo impegnative. Innamorandomi di non si sa chi. La bicicletta che vorrei sarebbe di quelle vecchie, anni '50 con i freni a bacchetta e un colore bordeaux. Subito dopo comprerei una bicicletta da corsa in onore di Life e della Danimarca. Mi ricordo ancora l'ammirazione per quella bicicletta nuova vista tra i viottolini di Aahrus con 15 birre in corpo e quattro ore passate ripetendo I don't believe in you. Quello che mi piacerebbe ripetere è il giro del lago, con la terribile salita di Magione dove poter lasciarsi andare ad un istinto competitivo e arrivare per primo in cima. Un momento unico direi, di sfottò e sorrisetti compiaciuti subito prima di rilassarsi nella discesa fino al successivo frutteto dove rubare una pesca. Ma forse è ancora presto per questi piaceri estivi e soprattutto le ruote della mia bicicletta gialla e nera sono sgonfie, provvederò. Mentre sogno un mondo in bicicletta, guardo il sospirato diploma del master e capisco quanto sia brutto. Non riesco a trovare un solo motivo per incorniciarlo. Questi atti celebrativi non mi hanno mai convinto molto, in alcune situazioni li trovo addirittura patetici, ma forse esagero. Comunque è finito, con una cena di gruppo in cima a via Alessi e molto Sagrantino. In fin dei conti so che gli altri del master mi mancheranno, chi più, chi meno e chi per niente. Prometto di pubblicare la foto del diploma quanto prima, tutti si renderanno conto dell'orribile accozzaglia di colori e caratteri che sono stati scelti per scrivere due parole. Sarà un post dedicato alla bruttezza e al cattivo gusto. Intanto mi ritrovo con questa fastidiosa ransolina che insiste in gola e non promette nulla di buono per la settimana, ma rimango ottimista e fiducioso aspettando il nuovo lunedì. Lo accoglierò scrivendo con un po' di rum nel latte e l'immagine dei musicanti di Brema che mi ricordano, come le biciclette, la Danimarca e la statua del cinghiale a Copenaghen, ma è una vacanza passata, meglio pensare ai mulini a vento che vedremo scendendo verso le colline d'olivi andaluse

lunedì 21 maggio 2007

Farà piacere un bel mazzo di rose

e anche il rumore che fa il collophane...
Il giro è iniziato da qualche giorno e io ancora non sono riuscito a parlarne, immagino per la noia che mi ispirano i protagonisti delle ultime edizioni. Da quando non ci sono più Bugno e Indurain, con Chiappucci in mezzo, non è più la stessa cosa. In quegl'anni mi sono appassionato a questo sport. Trascinato dal Pampa, ormai mi sto dedicando alla corsa campestre fino a sfociare nella contemplazione del baseball sotto lo schioppo del sole di maggio. Non avrei mai detto di poter apprezzare tanto la corsa fine a sé stessa, immaginavo che solo la corsa verso qualche alibi potesse allettarmi, al massimo concepivo la corsa come fuga. Invece è piacevole, si osserva un mondo pieno di cani e cagnolini. Un mondo che appare fastidioso dietro un animale che ansima scondizolando, lo stesso mondo che ti propone cacate proprio dove tu avevi deciso di passare per aggirare le vecchiette che passeggiano in fila per quattro. Un paesaggio verdastro appena fuori dalla città e dove comunque appare la Giulia che ti saluta gridando e'l ve'. Stradine che salgono e scendono e bambini che montano in bicicletta per la prima volta. Io che evito i ponticelli come il Diavolo, quelli con le curve strette dove il bistrattato Belzebù non riesce a passare, un po' come succede a Trippa. Ma sotto sotto la corsa è solo un modo per dimenticare questo Giro orribile dove Di Luca punta alla maglia rosa e Savoldelli può vincerla per la terza volta. E' brutto, così. Molto. E io per dimenticare corro, con il Pampa che chiacchiera e sbuffa, con le vecchiette che chiacchierano senza sbuffare e lo faccio sotto un sole che non ce la fa ad abbronzarmi la capoccia. Annuncio al compagno di corse che sabato prossimo si punta ufficialmente ai due giri blandi, e forte delle mie scarpe nuove e orribili canticchio davanti all'imminente mezzanotte pensando alle imminenti scalate dolomitiche.
E tramonta questo giorno in arancione
e si gonfia di ricordi che non sai
mi piace restar qui sullo stradone
impolverato, se tu vuoi andare, vai...

mercoledì 16 maggio 2007

Andalucia te quiere

L'annuncio era dovuto e sarà generico. Io e quella meravigliosa creatura borbottante del Meuri andremo in Andalucia, chiunque si volesse unire al viaggio nella mia personale memoria e nostalgia è invitato a farcelo sapere quanto prima. Diciamo entro una settimana al massimo perché poi prenderemo i biglietti aerei. I passaggi obbligati saranno Sevilla, Cadiz, Ronda e Granada. Soprattutto Granada. Là cercherò la fuga dal mondo conosciuto avviandomi tra le montagne. Le date fissate sono dall'8 al 22 agosto, la temperatura prevista all'ombra è di circa 45°. Già che ci sono consiglio al Meuri di munirsi di ciabattine infradito. Per celebrare l'evento si organizzarà domani sera una bevuta generale a mie spese al Kurdo, indicativamente verso le 22:30 perché ho una certa età e passate le 23 mi viene sonno. Ricordatevi di farmi gli auguri, lo dico per Bozzi che non mi chiama mai, proprio mai. La colpa è tutta di quegli occhi di ghiaccio, io lo so

mercoledì 9 maggio 2007


Maledizione, avrei voluto scrivere degli attimi persi, quelli in cui dovresti fare qualcosa e non la fai, per pensarci meglio e per paura, ma così ti perdi l'attimo e ti perdi, tu con la tua incertezza. Mentre cerchi le parole giuste l'attimo di usarle se ne va, porca miseria. E il peggio è che ne dovrai trovare delle altre perché le tue parole sono appena state usate da chi quell'attimo non l'ha perso. Mentre le cerco nel vocabolario dei sinonimi e dei contrari, sorrido alla striscia di Calvin e auguro a tutti un meraviglioso tentativo di fuga dagli obblighi del nuovo giorno, che vada bene o meno conta poco. E' bello pensare semplicemente al momento in cui ci si proverà

domenica 6 maggio 2007

il guardiano di greggi

Ormai sono sveglio da un bel po', con i miei bei pantaloncini corti e una camicia che non mi impedirà di sentire freddo nel corso della giornata, ma l'aria di maggio chiama la bicicletta e i pantaloni corti. Il lavoro in questa giornata per un po' attenderà, almeno fino a domani. Dopo il vino di ieri sera e la stanchezza accumulata, la testa non duole e mi riporta a qualche verso che non ho ancora citato. I versi tanto cari, alla tanto cara mia Maria Bethania. Quelli di Pessoa, o meglio di Alberto Caeiro. Quelli in cui si parla di Gesù bambino, che stanco del cielo, di Dio e di tutte quelle pretese di bontà e giustizia si è staccato dalla croce ed è scappato in terra. L'umanità di Gesù è un tema che mi ha sempre affascinato. Temo comunque che la poesia sia bella veramente, al di là delle mie debolezze, intendo; credo una delle più belle mai scritte. Ma non è questo il caso di fare classifiche, che poi non tornano mai, che poi uno si ritrova a crederci e si accorge sempre troppo tardi di aver lasciato fuori qualcosa. Magari sarebbe il caso di ricordare la deriva che sta trascinando via la semplicità, questo sì.
Un giorno che Dio stava dormendo
e lo Spirito Santo svolazzava,
egli andò alla cassa dei miracoli e ne rubò tre.
Con il primo fece sì che nessuno sapesse che lui era fuggito.
Con il secondo si creò un Cristo eternamente umano e bambino.
Con il terzo creò un Cristo eternamente in croce
e lo lasciò inchiodato alla croce che c'è in cielo
e che serve di modello alle altre.
Poi fuggì verso il sole
e scese con il primo raggio che gli capitò.
Oggi vive con me nel mio villaggio.
E' un bambino bello di riso e naturale.
Si pulisce il naso al braccio destro,
sguazza nelle pozzanghere,
coglie i fiori e li ama e li dimentica.
Riportare tutta la poesia sarebbe un problema, anche per la mia mano che va sgonfiandosi, ma che ogni tanto torna a pizzicare, questi sono i versi più belli, dove si legge la semplicità di gesti importanti. E di gesto in gesto chissà quali saranno i gesti rituali così magnificenti e posticci che si faranno nelle chiese proprio in questa mattinata, dentro a architetture così scompensate e sontuose che malamente si adeguano ad un abbraccio o ad un gesto di pace. Bisogna invocarlo il gesto di pace là dentro. E una volta invocato ci si sente meglio tutti, senza capire la stupidità della cosa, di quel timore imposto dall'alto che ormai sovrasta il parlamento, i concerti e i diritti di molte minoranze. Senza semplicità si vogliono esseri cantare la gloria, invece di esistere e basta come degli esseri in quanto tali senza che siano anche cantanti.
e godendo del nostro comune segreto
che è di sapere dappertutto
che non c'è mistero nel mondo
e che tutto vale la pena.
Ma basta chiacchiere vado a fare un po' di fatti con qualche pagina da studiare e i lavori da consegnare domani. Buona domenica a tutti

giovedì 3 maggio 2007

Ci sono anch'io

Torno finalmente su queste pagine e sembra come un inizio, non l'ho fatto per scelta o forse sì. In fondo è quasi sempre una scelta, scrivere o meno, come mille altri esempi che potrei portare, diciamo quindi che in queste ultime giornate ho preferito fare altro. Nel frattempo è successo molto, gente che se ne va dallo studio, gente che nello studio annuncia un bambino toccandosi la pancia, gente che nello studio ormai arriva regolarmente a mezzogiorno. Mi ha colpito la paura e la tenerezza con cui la mia collega ha detto di essere incinta. Non sapevo cosa raccontarle e non capivo se fosse felice o no. Non rideva e mi guardava in attesa di un mio segno. Ora comunque sono sicuro che la guarderò incuriosito tutti i giorni. E' successo poi che proprio oggi sono dovuto tornare a bordo del solito fuoristrada sui sentieri dell'appennino, tra la puzza di qualche cavallo e le strade ricavate giusto giusto sull'orlo di dirupi. Non lo farò mai più, giuro che non risuccederà. Di notevole rimanere la mia volontà di abolire i fuoristrada, quell'idea di onnipotenza che danno ai porprietari è insopportabile. Inopportuna per di più. Dove non c'è una strada bisogna usare il mulo, è semplice. Credo che regalerò al piccolo ceraiolo che nascerà il pupazzo di un mulo, e spiegherò tutto in una lettera. Dove non c'è segno di civiltà e soprattutto non si hanno tracce di strade, nemmeno di epoca romana, il fuoristrada non serve, basta il mulo. Dove la strada c'è il fuoristrada non serve, basta una 500. Ma mi accorgo di divagare un po' troppo e capisco che il mio stato mentale è confusionario, ma tornerò a scrivere presto. Mentre grosse novità e l'imminente fine settimana bollono in pentola celebro il ritorno con Magritte e auguro a tutti una buona notte accasciandomi sul cuscino

domenica 15 aprile 2007

Tam Tam

"Allora mi ero conquistato una posizione alla quale non avevo motivo di rinunciare. Allora dissi, allora decisi, allora risolsi di non diventare in alcun caso un uomo politico e tanto meno un negoziante di generi coloniali, ma di far punto e basta, di rimanere così. E così rimasi nella misura della mia persona, con questo equipaggiamento, per molti anni."
Oggi tra gli scaffali a sinistra delle scartoffie che mi circondano ho rivisto il tamburo, quello di latta, vero e proprio. Quello che rimane generalmente appoggiato proprio sopra il libro. Non è come il tamburo di Oskar, è blu, ma come insegnano da bambini è il pensiero che conta. Così faccio finta che sia rosso e bianco. Oggi il pensiero mi ha aiutato a tamburellare. Mi sono messo a suonarlo sul letto, è liberatorio, uno strumento musicale meraviglioso. Ho provato a suonare vete de mí. Ho provato a suonare gracias a la vida. Ho continuato cercando di improvvisare. E' stato un insuccesso, la mia capacità di adeguarmi al ritmo è pessima, mi distraggo divagando sul tema musicale. E dire che la citazione meriterebbe molta più attenzione e molte più considerazioni, sulla natura che hanno solo le scelte personali. Che poi personali non sono quasi mai, si riflettono sulle persone che ci stanno intorno e in un modo o nell'altro condizionano anche loro. I rapporti cambiano per una scelta o per il suo sentimento. Oskar suona il tamburo e il mondo piange, succede che lui lo voglia o no. Ma per l'ora tarda è un discorso lungo e la mia prossima giornata si annuncia intensa e chissà se è bella Cremona. Riprenderò il discorso presto. Per ora mi limito a tamburellare la tastiera di questo portatile augurando a tutti una buona notte con i sogni d'oro a cui tengo in modo particolare

giovedì 12 aprile 2007

il titolo non c'è


Forse è la volta che riuscirò a liberarmi di questi maledetti lavori del master, forse no, comunque vada alla prossima reincarnazione voglio diventare un dittatore e decidere ciò che è bene e ciò che non lo è. I master non lo saranno, continuerò poi abbattendo la parte squallida di Praga e dichiarando fuori legge i boy-scout, probabilmente dando più potere alle giovani marmotte fino a quando non mi manderanno a letto. Tornerò a scrivere qualcosa di decente presto, comunque

venerdì 6 aprile 2007

Elettronicamente

Chissà come sarà andata la cena a casa di Cug. Questa sera comunque voglio dedicare il post al compagno Vinti, alle sue schede tecniche sulla squadra c'è e al suo ammirevole blog. E' decisamente piacevole rilassarsi scrivendo a notte fonda qua davanti, avrei pensato di ritrovarmi stanco morto dopo le ultime giornate senza voglia di scrivere niente, senza voglia di stare davanti ad un monitor che brilla di luce propria o quasi. Mi è arrivata una notizia da Greenpeace, il nuovo rapporto sulle aziende elettroniche e il loro rapporto con l'ambiente. Leggo e capisco che il segreto è presentare il rispetto per l'ambiente come una possibilità d'immagine oltreché economica. Credo che tutti ormai abbiamo a che fare con cellulari e computer, la perversa comitiva di blog che sta crescendo ne è la più esemplare manifestazione. Di conseguenza diventa importante saper scegliere un prodotto non soltanto per il suo desing o funzionalità, ma anche per la possibilità di inquinare meno che offre. La tecnologia elettronica è piena di tossine e elementi tossici, ad esempio cromo, mercurio e piombo. Questi sono inquinanti e tossici per l'uomo e l'ambiente, sono stati tolti dai combustibili per autovetture. Per di più molti dei componenti di un computer possono essere riciclati e riutilizzati alla fine della vita utile di un PC. Invece molte aziende di elettronica non raccolgono i richiami internazionali, la Apple su tutti. Però fanno i computer colorati, li fanno più simpatici alla vista. Il recupero invece richiede tempo, organizzazione e ovviamente denaro, occorre catalogare i pezzi singolarmente prima che possano essere riutilizzati sul mercato. Una ditta cinese, di quella Cina che ormai qua in Europa si dipinge come una minaccia per l'economia mondiale, propone i prodotti migliori per rispetto ambientale tra tutte le grosse multinazionali valutate da Greenpeace. La ditta si chiama Lenovo. E' cinese e non americana, e se ho capito bene ha rilevato almeno una parte dell'ibm, quindi ha anche tecnologia di prima qualità. Magari i suoi computer sono neri o grigi, non hanno lo stesso design del Mac, ma forse evitano di riempire le discariche di materiali tossici che poi verranno bruciati nei famosi termovalorizzatori. Chiudo dicendo che anche DELL consigliatami da Go in tempi non sospetti vende elettronica con minima presenza di composti chimici pericolosi e con prezzi davvero bassi. Prima di andare a vedere Sfide su raitre, mi lascio trascinare dallo spirito ambientalista e vi lascio il link al sito dedicato al disastro nucleare di Cernobyl, da qualche parte all'interno del sito dovrebbe esserci una presentazione in PowerPoint di una mostra fotografica che è stata, scommetto che a vederla a tutti passerà la voglia di considerare una risorsa l'energia nucleare. Cercate il file e scaricatelo. L'unica risorsa è iniziare a cambiare stile di vita, io adesso vado a guardare Ronaldo su raitre