venerdì 4 gennaio 2008

L'Italia, l'energia nucleare e gli ingegneri

L'ingegnere italiano. Novembre 2007.
Arriva con un mese di ritardo, ma arriva, puntuale, propone articoli privi del minimo interesse e lo pago anch'io. E' un magazine rivolto a tutti gli ingegneri d'Italia, gestito dal consiglio nazionale degli ingegneri. Non c'è una seria informazione tecnica, ma ci sono tanti articoli che finiscono a parlare di politica e opinioni. Molto spazio dato al Congresso Nazionale degli Ordini d'Italia. La rivista si chiude con un discutibile articolo sulle energia nucleare. Così io torno a scriverne e credo che aggiungerò una bella lettera al direttore e al presidente del CNI. Inizio a sintetizzare quanto scritto nell'articolo, da tale Sabino Gallo. Dove, alla stregua di quanto potrebbe fare un Casini completamente ignorante di reali conoscenze tecniche, si propone il nucleare come unica fonte che possa sostituire progressivamente quelle tradizionali. Non si capisce che senso abbia quel progressivamente alla luce di un uranio che potrebbe finire tra 40-50 anni, la curva o ciclo di Hubbert non sono utilizzati solo per il petrolio, ma questo non viene scritto. Si aggiunge poi che solo la fonte nucleare può assicurare per alcuni secoli una produzione di energia sufficiente. E' ridicolo che vengano pubblicati certi articoli, soprattutto se a pubblicarli è l'organo di informazione degli ingegneri in Italia. E' ridicolo e basta, non c'è molto da aggiungere. Invece che protestare tanto per le varie liberalizzazioni e la cancellazione delle tariffe minime, sarebbe ora che si cominciasse a protestare chiedendo la cancellazione degli ordini professionali. Non servono a niente. Mantengono in vita una specie di casta protetta i stretto rapporto con le amministrazioni locali, che punta farsi eleggere per ottenere politico, che garantisce determinati lavori. E' la stessa casta che viene spesso rieletta da una minoranza e che non cambia mai, ma proprio mai, per anni. All'interno degli ordini si parla, di tariffe, di costi delle prestazioni, del ruolo dell'ingegnere e del problema che periti e geometri hanno le tariffe più basse. Di quante tasse paga un libero professionista. Non ancora ho assistito a workshop o seminari seri di approfondimento tecnico. Mai. Non si riescono ad organizzare, magari un piccolo gruppo di persone può provare a fare qualcosa, ma senza seguito, questo sì. Ci sono poi un numero doppio di segretarie rispetto a quello che è l'effettivo lavoro, ci sono i pasticcini, i cioccolatini, ma gli uffici stanno aperti al pubblico quattro giorni alla settimana. Credo che lo stesso valga per medici, avvocati, agronomi e architetti, sarebbe ora che si riformasse realmente un tale sistema che non produce proprio niente e aiuta solo pochi

giovedì 3 gennaio 2008

Omaggio

Ho deciso di iniziare con l'immagine datata del compleanno di Giovi al Circoletto, con pizza, vino, crostata e Go tra le donne. Comunque ecco qua la lista promessa, spero che regali più de n'emozione a Giovi stesso, che ha investito tanta parte delle risorse economiche di questo mondo per regalarmi il buono, con la firma di Ornella in bella mostra, tra l'altro:
  1. Cormac McCarthy - La strada
  2. Philiph Roth - Lezioni di anatomia
  3. Ian McEwan - Amsterdam
  4. William Faulkner - Mentre Morivo
  5. Orhan Pamuk - Il libro nero
  6. Giancarlo de Cataldo - Nelle mani giuste
  7. Antonio Lobo Antunes - Buonasera alle cose quaggiù

Mo scelgo che libro portamme a Foggia la prossima settimana, tra i montarozzi de quelle parti e qualche mulino a vento

Angola


Il raffreddore sta passando, la gola non pizzica più e la febbre se n'è andata, finalmente. Mi affaccio alla finestra e continuo a vedere le montagne intorno innevate, sembra che voglia nevicare ancora. Ma perché? Che bisogno ha "la dolce linea che disegna la campagna umbra" di un'altra nevicata, di neve intendo. Non ne vedo l'esigenza. Non sopporto più l'inverno, credo che sia questo il problema, il freddo e il grigio. Preferisco la primavera e l'estate, con le minigonne e le donne abbronzate che passeggiano per il centro. Anche se io rimango pallido ad aprile come d'estate, comunque, ma questo è un'altro problema. Succede che in queste giornate invernali mi ritrovi a guardare il mio nuovo libro verde, corposo e a pensare all'Angola. Poi mi chiedo com'è che gli unici libri africani che abbia letto siano stati scritti in Angola, com'è che senza saperlo mi ritrovo un libro di Lobo Antunes che parla di Angola. Com'è che non ho vinto 520 € scommettendo sulla vittoria 2-1 dell'Angola nella partita d'esordio agli ultimi mondiali. Com'è che l'unica canzone che è rimasta della mia vecchia esperienza di emule sia Angola di Cesaria Evora, quella che sento sempre all'Osteria del tempo perso. Inizio a pensare all'Africa, inizio a preoccuparmi di tutte queste coincidenze. Credo che prima o poi sia necessario visitare questo continente, il deserto e una realtà con tempi completamente diversi. Forse. Non riesco bene nemmeno a immaginarmi come potrebbe essere un viaggio in Africa, in Angola per l'esattezza. Ma proverò a iniziare con un libro di Lobo Antunes che inizia così:

Non so se lei disse
-Era questa la casa
o
(forse)
- Vent'anni fa noi
o
(può darsi, non ne sono sicuro)
- Ho abitato qui
oppure non disse nulla, si limitò a salire da Muxima per
venirmi accanto, forse un po' davanti a me...
E' bello quest'inizio e mi sento di lasciare qua in fondo l'invito a leggere Lobo se non lo avete mai fatto. Ora l'omaggio a Gozzi con la lista dei libri comperati col buono.