domenica 25 novembre 2007

Samba

E’ molto che non parlo di musica e da qualche giorno ho in mente una canzone, ascoltata in un documentario tedesco e che sinceramente non ricordavo assolutamente. Mi sono ricordato di averla incontrata molto tempo fa in un album di Joao Gilberto, comperato in nella cupa periferia perugina, e a dirla tutta abbastanza lagnoso. L’autore è Chico Buarque, uno dei tanti esuli ai tempi della dittatura militare Brasiliana, uno che dall’Europa cercò di aggirare la censura con degli eteronomi e che riuscì a far circolare proprio Apesar de Voĉe, una canzone che dopo aver venduto circa centomila copie fu ritirata in un paese governato da militari. In un dittatura che pur non essendo sanguinosa come quelle cilena e argentina lasciava soltanto la possibilità di una vita distinta dal senso di incertezza, questa canzone diventò l’inno del movimento democratico brasiliano. Accompagnando il partido dos trabalhadores e la campagna elettorale di Lula nel 2002. Come Chico Buarque disse parlando degli anni in cui compose la canzone, "il pericolo in una dittatura non totalitaria è che chi scrive canzoni, romanzi, film possa limitarsi lui stesso, possa autocensurarsi perché non è netta la line a di demarcazione tra il lecito e il proibito."
Detto ciò aggiungo solo una perla su quest’uomo che scrisse Oh que será e la cantò in Nicaragua con i sandinisti, ovunque vada porta con sé le scarpette da calcio per giocare in tutte le parti del mondo. E’ convinto che sia una chiave di lettura del mondo, permette di unire e parlare a Rio come in Marocco e in Italia, credo che Gozzi apprezzerà sicuramente questo punto di vista…un popolo superiore come i cubani, non c’è molto da aggiungere se non un piccolo estratto dalla canzone.

Você que inventou a tristeza
Ora tenha a finezade "desinventar".
Você vai pagar, e é dobrado,
Cada lágrima rolada
Nesse meu penar.
Apesar de você
Amanhã há de ser outro dia.
Ainda pago pra ver
O jardim florescer
Qual você não queria.
Você vai se amargar
Vendo o dia raiar
Sem lhe pedir licença.
….
Al di là dei miei commenti la versione di J.Gilberto è bella, se riesco a trovarla su YouTube la pubblico, magari domani perché qua all'internet cafè non riesco ad avere accesso al video, me lo scambia per roba porno, vacce a capi'. Stateme bene e canticchiate in portoghese se potete.

domenica 11 novembre 2007

Ispirazione

Voglio dedicare la striscia a mia sorella e Luca, si dice che qualcuno inizi a rimanere commosso vedendo i bambini a scuola. Sono storie belle, ci rifletto e quasi quasi mi commuovo anch'io...

sabato 10 novembre 2007

Aalborg

E' una città carina, rossiccia come i mattoccini delle costruzioni e tranquilla, piena di studenti e di insalate mangiate per cena. Salutare, da certi punti. Salutare se non fosse per il vento gelato che ti accoglie la mattina, salutare se non fosse che per l'equivalente di 25 euro mangi due polpette. E poi io devo capire quest'abitudine nordica di chiudere i negozi alle cinque o sei del pomeriggio. Avrei voluto comperare la maglia dell'Aalborg, rossa e bianca come generalmente sono soltanto le maglie più belle, quelle dell'Ajax e dell'Arsenal. Ho deciso che comprerò quella del Werder Brema la settimana prossima. Il corso è andato bene, qualcosa in più ho imparato e qualcosa in più ho capito. Ma questo mondo della ricerca eolica, mi sembra limitato, tutti fanno le loro belle prove, i loro calcoli e i loro studi su queste lande piatte e ventose scandinave o poco meno. Tutti gli esempi che vedo e che usano sono tra Danimarca e Irlanda. Poi si stupiscono quando si trovano in difficoltà nel sud Europa, magari è un impressione sbagliata, che avrò soltanto modo di appronfondire al ritorno in patria. Comunque l'università di Aalborg mi ha colpito, spoglia e essenziale, ma spaziosa e piena di vetrate, mi è piaciuta proprio. Consiglio a chi possa di farci un salto di arrivare fin lassù, io mi sono perso il deserto danese là vicino, ma il tempo era proprio stringato. Credo comunque che ho raggiunto la massima latitudine della mia vita, non me la sento di andare oltre, nemmeno in estate. Mi ricordo quando con Giovi a Praga e Copenaghen si diceva che certe città dovessero essere visitate in inverno, bhe, sbagliavamo...
E poi sento le notizie di Perugia, sembra che tutti ne debbano parlare, sembra che ormai il luogo sia governato dalla delinquenza, io inizio a preoccuparmi e anche ad incavolarmi. Da un paio di giorni mi ritrovo inquieto, forse perché mi aspetto sempre un po' troppo dalla gente o da certa gente, che magari parla senza sapere le cose, quelli che devono insegnarti come si campa necessariamente, perché loro soli hanno vissuto e non si fermano mai a guardarsi intorno. Ma questo è un discorso vago e confuso che abbandonerò rapidamente, lasciandolo qua in sospeso e senza tante aggiunte, mo è il momento di scrivere a Giovi e basta, come promesso e come voglio.
Un abrazo a los demás

sabato 3 novembre 2007

too many week-ends

Non ricordo di aver già pubblicato questa meravigliosa striscia di Calvin, sospetto che sia una delle mie favorite, sospetto anche che molti de li amici mia già avranno goduto di queste parole di Calvin e Hobbes. Finalmente è arrivato novembre e io inizio a sentirmi quasi sulla via del ritorno, quasi. Passerò le prossime settimane a spasso per il nord, rispettivamente in Aalborg e Brema. Rispettivamente per un corso e per un periodo di approfondimento sulla turbolenza non meglio specificato. Mi dispiace della latitanza di queste giornate, ma un approccio lavorativo sbagliato di questi tedeschi mi ha condannato a girare soltanto in bicicletta per qualche giorno, rubando tempo ai miei piaceri personali, in particolare a queste pagine verdi e oro. Se bisogna sistemare la strada che porta alla mia villetta, perché non si può fare un pezzo per volta? Valli a capi' a questi...Come state caro mondo del sud? Voglio anche dedicare una riga di rigraziamento e assoluta gioia agli amati Patti, Pampa e Cla per i biglietti acquistati solo nella speranza di raggiungermi in questa campagna sotto al livello del mare. Qua è esploso l'autunno, non ha portato via le zanzare, non ha portato piogge monsoniche, ma solo qualche cenetta tra amici e colleghi. In particolare ho appena riportato l'ultima fatica fotografica e culinaria a casa di Alessandra. E come promesso lascio qua di seguito una breve descrizione delle bratkartoffeln, come il sottoscritto raccomanda, le dosi purtroppo le faccio a occhio e non posso riportarvele, ma come capirete non sono essenziali.
Dunque munitevi di patate, pancetta, cipolla e olio di oliva. Cercate possibilmente una pentola di ferro in cucina, altrimenti le comuni antiaderenti funzionano bene lo stesso e forse meglio. Iniziate a pelare le patate e a buttarle in una pentola con acqua fredda, fatele bollire poi bollire per almeno una ventina di minuti. Mentre le patate bollono tagliate la cipolla a fettine insieme alla pancetta e iniziate a buttarle in padella aggiungendo un po' di olio, ma non accendete il fuoco alla padella. Appena le patate sono bollite tiratele fuori e iniziate a tagliarle a fette buttandole in padella con la pancetta e la cipolla. Quando avete riempito la padella accendete il fuoco e fate rosolare tutto per bene, le patate dovrebbero arrivare a fare una leggere crosticina fuori. Ovviamente più pancetta mettete e più viene saporito il tutto. Semplice e pesante come da tradizione tedesca. Mentre scrivo, la radio dell'internet cafè manda sorprendentemente la canzone llorando por Granada, ne rimango commosso e sorpreso salutando la mia amata comunità perugina e salentina in questo primo fine settimana di novembre, stateme bene e pensateme. Presto un'altra cucina col cavolfiore, ma intanto scappo in strada a mostrare le nuove scarpe e a catare in spagnolo, e ripeterò fiducioso il titolo del post, quello che mi ha detto Tanja riferendosi al mio tempo già passato qua! Tschüss