martedì 26 giugno 2007

Candeal

"L'umanità ha bisogno di ballare unita, ballare sempre."
Carlinhos Brown è il protagonista di un film meraviglioso che me lo ha fatto conoscere, ora sto aspettando il suo concerto a Umbria Jazz da settimane. Nel film si racconta la storia di un progetto sociale prima che musicale, una favela che non ha più droga, delinquenza e armi. Ha un conservatorio dove musicisti da tutto il Brasile si ritrovano e uno studio di registrazione internazionale. Candeal è un quartiere di musicisti che grazie alla musica si ritrova con acqua e sanità, quello che non ha mai avuto con la droga. Il film racconta il viaggio di Bebo Valdés, un musicista cubano in esilio che vive a Stoccolma e che prima della pellicola pare abbia detto al regista del film: "L'unico luogo al mondo che vorrei visitare prima di morire è Bahia". Anch'io prima di morire voglio vedere Bahia, vedere Candeal e il carnevale. Nel documentario si parla dell'origine africana della cultura cubana e brasiliana, si comincia con il viaggio di Valdés a Bahia in mezzo alla musica di un'intera comunità. La purezza, l'integrità e l'innocenza di Valdés sono la parte più bella del viaggio, quella parte che meglio descrive l'idea del progetto sociale di Carlinhos Brown. Fare a meno delle armi, ma non della musica, capire prima le radici della propria cultura e fuggire dall'obiettività, un punto di vista pretenzioso da cui non si vede mai niente. Le riprese si fermano su strade decrepite piene di piccoli musicisti che non hanno altro se non i suoni africani delle percussioni che nel film nascono in una lezione tenuta in strada da una foglia secca fatta suonare contro la terra. Passando per un ombrello suonato per la piazza si arriva ad essere sommersi dall'insieme di tamburi ciascuno dei quali suona qualcosa di differente. Se riuscite a ritrovare la pellicola guardatela, mette allegria ed è un'esperienza memorabile, andrebbe vista da tutti, e mi auguro che ancora più bello sia il concerto che ci aspetta a Umbria Jazz

lunedì 25 giugno 2007

Ringraziamenti

Un ringraziamento sentito va all’Ing. Simona Moraglia per l’attenzione e l’appoggio fornitemi durante lo sviluppo e la stesura dell’intero lavoro, passando dai mesi più freddi a quelli più caldi.
Come non ringraziare poi i miei genitori che hanno saputo sopportare i numerosi e vari stati di eccitazione nervosa precedenti agli esami, sapendomi offrire sempre un aiuto e garantendomi inoltre un fondamentale appoggio economico nel corso di tutti questi anni.
Vorrei inoltre riservare un ringraziamento particolare a mia sorella per non avermi azzittito quando studiando bofonchiavo nella stanza accanto e per tutto l’affetto dimostratomi.
Credo di non poter aggiungere altro, ma spero che i miei ringraziamenti vadano oltre le parole per tutti quegli amici che negli ultimi anni mi hanno fatto compagnia in tantissime serate e vacanze passate a parlare di tutto fuorché di studio.
L’ultima frase di questo lavoro l’ho voluta lasciare per due nomi soltanto, Oskar Matzerath e Eugene Henderson, grazie anche a loro.
Si è parlato di tesi davanti ad un passito, mi è venuta così una nostalgia per quel periodo orribile da vivere, ma bello da ricordare. Mi ricordo l'intensità con cui l'ho vissuto e la tuta da meccanico con cui giravo in mezzo ad un motore più grande di me. La festa di facoltà ignorata il solo panino pieno di porchetta consumato di corsa tracannando vino alle dieci di sera, prima di tornare in laboratorio a finire le ultime misure. Prima di bruciare un computer da 15000 euro senza dirlo a nessuno. In fin dei conti lo ricordo come un bel periodo e i ringraziamenti ci stanno sempre bene, ora un po' di sonno che domani si torna a Gubbio, mucha suerte pa' todos

venerdì 22 giugno 2007

firefly

Mi ritrovo stanco dopo una giornata passata sotto il sole e non capisco come mai questo caldo mi sta finendo. Forse dovrei dormire di più. Negli ultimi giorni mi sono ritrovato alle 6 di mattina gli operai della comunità montana a potare gli alberi che dividono la mia bella finestra dal campo di grano. Così con la luce che filtra tra le persiane e le motoseghe che ronzano finisco col dormire poco, maledizione. In compenso stasera ho avvistato la prima lucciola della stagione estiva e ho espresso un desiderio. Trovo che esprimere i desideri sia un piacere semplice, un attimo in cui allontanarsi dai pensieri del lavoro o della vita e dillettarsi. Mi è sempre piaciuta l'ingenuità che ci porta sotto sotto a confidare per qualche minuto nella realizzazione di quanto appena sussurrato al passaggio di una cometa. Augurarsi che possa spuntare fuori una coda da tigre grazie ad una lucciola è umanissimo. Sperare che da domani qualcosa cambierà migliora l'attesa per il giorno successivo, io so che domani è già venerdì, la comunità montana poterà qualche altra pianta lontana dalla mia finestra, mentre la giornata lavorativa passerà velocemente tra un tetto e l'altro e chissà cosa ci sarà di nuovo

lunedì 18 giugno 2007

Zimmerbrunnen

Avrò una bicicletta tutta mia e gratis per qualche mese. Ci penso e la trovo una cosa meravigliosa. Proverò a farmela regalare del tutto, già lo so. Oggi ho iniziato ad avvertire lo studio tecnico, le colleghe e i colleghi: entro un mesetto me ne andrò. Lascerò lo studio e Gubbio in via definitiva, la destinazione è proprio al vertice della freccia rossa, più vicina all'Olanda che a Brema. Un paesaggio di mulini a vento e acqua. Sarò solo e temo anche di aver interpretato male il significato di trial-period che assomma a tre mesi, credo significhi semplicemente periodo di prova. Proprio lo stesso significato che ha qua in Italia, credo anche che questo implichi una permanenza sotto la freccia rossa per sei mesi. Lo sospetto, ecco. Ho riflettuto su piccoli dettagli e lo sospetto. Se così fosse sarei un imbecille, ma tutto questo non mi stupirebbe. L'aumento salariale dopo i primi sei mesi conferma l'ipotesi e coincide proprio con quanto promesso durante il colloquio. In ogni caso lo scopriremo solo vivendo. Se così fosse qualcuno, almeno qualcuno, dovrà venirmi a trovare, che lo facessero tutti li amici mia sarebbe comunque meglio. Intanto domani mi aspetta un giro di telefonate per rinunciare ad una serie di lavori che mi ero appena procurato, ho già perso la voglia di portarli avanti. Credo che mi dedicherò unicamente all'ozio fino alla data della partenza, senza andare in giro per uffici comunali e tetti. Le giornate passeranno tra l'attesa per un probabile Carlinhos Brown e la corsa campestre, con la piacevole aggiunta di qualche cappuccino. Il post era dovuto, come il titolo, ma ora è il momento di DeLillo, 'notte

venerdì 15 giugno 2007

Buongiorno Maria

Apro il post con una citazione dotta e aggiungo che Maria è un bel nome per una ragazza, ne parlavo ieri sera con mia sorella, purtroppo non sono ancora arrivati alla fase nome come la chiamano loro. Bisognerà aspettare un po', tranquillizzo i miei amici dicendo che Pietro non è un nome che piace dalle parti di Foligno, ma questa è una nota per pochi, quello che mi interessa oggi è l'estate che si avvicina. I pantaloni corti, che non si capisce come mai non possano mettersi al lavoro. Al lavoro in estate si soffre di più senza pantaloni corti, si sente caldo in mezzo ai computer, si sente caldo sopra i tetti in costruzione anche se poi da lassù si canticchia facendo finta di non pensare a quanto sarà brutto scendere, sarà brutto non guardare giù e pensare che immagine orribile offre un corpo spiaccicato dopo la caduta dal tetto. Comunque si sente caldo. Si vedono le babbe passeggiare scollacciate e abbronzate per le strade del centro, quest'anno spero di non vedere tanti short come l'estate passata. Ma perché se esistono le gonne una donna dovrebbe mettere gli short? Esistono quelle bellissime gonne svolazzanti, leggere e colorate che finiscono al ginocchio e le donne mettono gli short. Maledizione. Il mondo maschile vuole le gonne, non gli short, quelli piacciono a Dolce&Gabbana, in particolar modo io e Go chiediamo le gonne che finiscono vicino al ginocchio. Ma l'estate è bella per i colori e le biciclette che tornano a girare in strada, i girasoli che tra un po' spunteranno per i campi e le vacanze che mi permettono di indossare dalla mattina alla sera i pantaloni corti. Io scrivo e sul cellulare che squilla appaiono numeri eugubini, ma non rispondo, sto qua ancora in pigiama e aspetto l'estate. Aspetto Umbria Jazz e Carlinhos Brown. Aspetto i gelati alla Pieve con Gozzi e Busti. Oggi comprerò dei pantaloni corti e un paio di scarpe bellissime, vedrò Go per un cappuccino e credo che col favore della notte prenderò un bicchierino di passito nella ospedaliera periferia perugina. Buona giornata, ora doccia

mercoledì 13 giugno 2007

Confindustria

L'ho accennato sull'ultimo post, continuo però a pensarci. Ieri sera torno a casa e apro il Manifesto. A pagina undici. Tra le notizie economiche non può mancare l'ultima affermazione di Montezemolo con relative conferme di Damiano. Ormai i personaggi più importanti e influenti di questo paese sono diventati il papa e il presidente degli industriali che industriale non lo è mai stato. In genere le loro affermazioni aprono i telegiornali nazionali. Montezemolo vuole che le tasse alle imprese scendano, si partirebbe dall'Ires, poi occorrerebbe detassare gli straordinari e far ripartire la produttività. Ma soprattutto non bisogna toccare la legge 30, la legge Biagi. Non va toccata per motivi ideologici, perché ha regalato flessibilità, ha dato risultati eccellenti sia in sviluppo che occupazione. Io non vedo niente di tutto ciò. Già che ci siamo bisognerebbe incentivare la contrattazione di secondo livello, per poter legare gli aumenti salariali ai risultati delle aziende. Dopo una frase del genere occorrerebbe una manifestazione nazionale e invece non succede niente, i sindacati non dicono niente e il governo sembra d'accordo. Negli ultimi anni ho seguito alcune aziende. L'ammirevole piccola e media impresa che ha fatto grande l'Italia, quegli imprenditori che non muovono un dito se non hanno un contributo statale. Non sono molti anni che lavoro, ma di imprenditori che investono e cercano lo sviluppo caro a Montezemolo, senza aspettare ogni volta il contributo pubblico, ne ho conosciuto soltanto uno. Uno che non vuole straordinari nella sua azienda, che valuta attentamente gli investimenti e se questi stanno in piedi da soli li fa senza chiedere un centesimo a nessuno. E' un ex operaio di un'industria plastica, mi ha raccontato di aver iniziato a lavorare a 14 anni e di avere soltanto la terza media. Credo che abbia molta più competenza di Montezemolo e tanti grandi manager, gestisce i propri lavoratori con rispetto e non ha bisogno di una classe precaria per garantire lo sviluppo. Non vuole legare i risultati d'impresa agli aumenti salariali. Il rischio d'impresa è suo e non lo scarica su nessun altro, ha paura di sbagliare e se gli faccio qualche domanda magari non ha sempre la risposta pronta. Ogni tanto vorrei poter leggere di una classe dirigente che non scarichi sempre le proprie responsabilità sulle classi più deboli, il rischio d'impresa sui salari dei lavoratori e i propri investimenti li faccia senza aiuti politici o denaro pubblico. Invece le risorse del paese vanno a finanziare progetti sul marketing, sull'organizzazione aziendale, sull'immagine, sul gestionale e su tutta l'aria fritta che piace tanto ai grandi manager. Credo che la classe industriale, soprattutto a alti livelli non abbia più idee, non sento più una sola proposta innovativa di un imprenditore. Si parla solo di flessibilità e spese eccessive per la gestione d'impresa, ma le idee che l'impresa la fanno non si vedono più. Allora buona notte, anche a Montezemolo e a questa classe politica che gli dà retta

martedì 12 giugno 2007

Lezioni di nuoto

Mentre Bush è a passeggio per l'Europa, Montezemolo sostiene che la legge Biagi va benissimo così, che necessiterebbe giusto di qualche piccolo ritocco, la mia tosse migliora e il raffreddore regredisce. Abbraccio l'euforia della salute. Ce lo insegnano fin da piccoli, quello che conta è la salute. Ormai non ci speravo più, il virus balcanico è stato debilitante e terribile, ma ormai è vinto. Gubbio invece è a letto malata. Un altro caso è stato annunciato oggi, l'ennesimo. Tutta colpa mia, ma sinceramente me ne infischio e guardo i bambini che allegramente affollano la piscina comunale, che forse provvederò a scaldare con il sole presto. Forse. Rifletto sul possibile schema d'impianto e mi tornano in mente le lezioni di nuoto che sono stato costretto a prendere da piccolo. Si diceva che fosse lo sport più completo, dimenticando il divertimento del praticante. Pare inoltre che fosse importante imparare a nuotare. Pare che potesse servirmi, a me pare invece che ne avrei potuto fare a meno. La piscina d'estate è stracolma di bambini intozzati fino alla vita in un'acqua profumata di cloro. Ognuno con la sua tavoletta colorata con cui imparare a stare a galla. Serve a prendere dimestichezza con l'acqua, che non è l'ambiente in cui l'uomo può respirare più agevolmente, la cosa che trovo più intelligente fare in acqua è stare a galla. Perché ostinarsi a fare 50 volte su e giù tra due file di galleggianti colorati? Questa grande realtà sembra sconosciuta agli istruttori, non ne vedono la noia, a loro piace vedere come tutti siano bravi a fare 50 vasche. Ricordo che il mio istruttore aveva le gambe storte, era basso e grassoccio, si vantava però di aver fatto la traversata dell'Adriatico. Ricordo l'ammirazione dei bambini e del sottoscritto ad ascoltare il racconto della traversata. Ricordo anche che fu lui a gettarmi per la prima volta in acqua alta, quella dove non si tocca e da allora lo detestai. Non volevo andare più in piscina e non sopportavo quella sensazione di freddo all'uscita dall'acqua, le 50 vasche non le facevo e mi fermavo sempre a riprendere fiato. Lo infastidivo con poco, non gli davo retta, respiravo come mi pareva e non con il rigore che si compete ad un nuotatore. Poco più tardi mi cambiarono di gruppo, l'avevo spuntata e ora avevo una bella insegnante abbronzata e snella che mi lasciava la mia tavoletta colorata. Credo avessi 4 o 5 anni, l'avevo spuntata sull'istruttore esaltato e avevo già deciso che non sarebbe stato quello lo sport per me, preferivo galleggiare senza tante vasche da attraversare e continuo a trovarla una cosa più interessante. Alla fine non imparai mai a nuotare come molti avrebbero voluto, me la cavavo e basta, ma come si dice stavo a galla. Domattina bagno caldo per rilassarsi prima del lavoro, sogni d'oro a tutti e anche a me