domenica 6 maggio 2007

il guardiano di greggi

Ormai sono sveglio da un bel po', con i miei bei pantaloncini corti e una camicia che non mi impedirà di sentire freddo nel corso della giornata, ma l'aria di maggio chiama la bicicletta e i pantaloni corti. Il lavoro in questa giornata per un po' attenderà, almeno fino a domani. Dopo il vino di ieri sera e la stanchezza accumulata, la testa non duole e mi riporta a qualche verso che non ho ancora citato. I versi tanto cari, alla tanto cara mia Maria Bethania. Quelli di Pessoa, o meglio di Alberto Caeiro. Quelli in cui si parla di Gesù bambino, che stanco del cielo, di Dio e di tutte quelle pretese di bontà e giustizia si è staccato dalla croce ed è scappato in terra. L'umanità di Gesù è un tema che mi ha sempre affascinato. Temo comunque che la poesia sia bella veramente, al di là delle mie debolezze, intendo; credo una delle più belle mai scritte. Ma non è questo il caso di fare classifiche, che poi non tornano mai, che poi uno si ritrova a crederci e si accorge sempre troppo tardi di aver lasciato fuori qualcosa. Magari sarebbe il caso di ricordare la deriva che sta trascinando via la semplicità, questo sì.
Un giorno che Dio stava dormendo
e lo Spirito Santo svolazzava,
egli andò alla cassa dei miracoli e ne rubò tre.
Con il primo fece sì che nessuno sapesse che lui era fuggito.
Con il secondo si creò un Cristo eternamente umano e bambino.
Con il terzo creò un Cristo eternamente in croce
e lo lasciò inchiodato alla croce che c'è in cielo
e che serve di modello alle altre.
Poi fuggì verso il sole
e scese con il primo raggio che gli capitò.
Oggi vive con me nel mio villaggio.
E' un bambino bello di riso e naturale.
Si pulisce il naso al braccio destro,
sguazza nelle pozzanghere,
coglie i fiori e li ama e li dimentica.
Riportare tutta la poesia sarebbe un problema, anche per la mia mano che va sgonfiandosi, ma che ogni tanto torna a pizzicare, questi sono i versi più belli, dove si legge la semplicità di gesti importanti. E di gesto in gesto chissà quali saranno i gesti rituali così magnificenti e posticci che si faranno nelle chiese proprio in questa mattinata, dentro a architetture così scompensate e sontuose che malamente si adeguano ad un abbraccio o ad un gesto di pace. Bisogna invocarlo il gesto di pace là dentro. E una volta invocato ci si sente meglio tutti, senza capire la stupidità della cosa, di quel timore imposto dall'alto che ormai sovrasta il parlamento, i concerti e i diritti di molte minoranze. Senza semplicità si vogliono esseri cantare la gloria, invece di esistere e basta come degli esseri in quanto tali senza che siano anche cantanti.
e godendo del nostro comune segreto
che è di sapere dappertutto
che non c'è mistero nel mondo
e che tutto vale la pena.
Ma basta chiacchiere vado a fare un po' di fatti con qualche pagina da studiare e i lavori da consegnare domani. Buona domenica a tutti

6 commenti:

patti ha detto...

citerei il Maestro, con il Testamento di Tito...e bisognerebbe scriverla tutta, davvero un capolavoro. ma cito solo la chiosa "nella pietà che non cede al rancore, madre ho imparato l'amore"

Anonimo ha detto...

volevo commentare ieri mattina ma sono rimasto incastrato nella chiesa dentro a quella casettina che chiamano confessionale mentre stavo raccontando i cazzi miei al prete che stava ad ascoltare con due antenne al posto degli orecchi e uno sguardo di curiosità soddisfatta. per fortuna poi è arrivata l'ora del pranzo e il prete mi ha sollecitamente aiutato ad uscire, che c'aveva le lasagne e l'arrosto e da lì gli arrivava il profumino. io non è che non avrò un altro dio all'infuori di "Te". ne avrò invece quanti cazzo me ne pare, o nessuno,o forse uno solo (ma non "Te", il dio del Timore di Dio)o forse più semplicemente un dio che non sia il prodotto della umana stupidità bigotteria e paura. bel post, caro Ricco di Fede (ma una fede che credo non sia certo quella che ti cade in testa dall'alto, dalle tegole del tetto di una chiesa)

Anonimo ha detto...

.....e poi immagina che dolore du tegole su le nostre capocce glabre, caro Fratello Pelato!

Anonimo ha detto...

a parte che volendo c'avremmo un bel ciuffo,ma pelati semo più belli,forse. Mo faccio qualche visita tra i vari blog e provo a rientrare nel giro

Anonimo ha detto...

sì, ma, dico io, la storia del prete? pura ironia o realtà? no, perchè la confessione è davvero l'ultima delle cose a cui si dovrebbe arrivare, dico io. comunque, registro la spiritualità turbata del buon fornaia, quella turbatissima del buon vintintin e quella apparentemente inaridita del sottoscritto. ma sto progettando una certa riscossa

Anonimo ha detto...

e sì Gionni, in realtà io me vo a confessà circa una volta al giorno, tant'è che il prete me deve tenè lontano fisicamente dalla chiesa. di tutti i becerissimi aspetti della religione cattolica, credo che la confessione sia uno dei peggiori.