domenica 24 dicembre 2006

L'allegria del popolo

Qualche tempo fa ho fatto un sogno, giocavo a calcio con la maglia del Brasile, quella numero sette, sulla maglia c'era scritto Garrincha. Il sogno finiva con tutta la nazionale che si ritrovava nel seminterrato a cantare con Caetano Veloso, al risveglio ero un uomo felice. Ripensavo alla storia di Garrincha e mi preparavo alla partita di calcetto del pomeriggio, è stata una delle partite più brutte mai giocate. Mi sono fatto male subito, Trippa aveva le vesciche ai piedi e Cagnini uno stiramento all'inguine. Ma la storia di Garrincha è rimasta e ho promesso di scriverla su qualcuna di queste pagine. E' uno di quei racconti che quando si ascoltano non si dimenticano più, a me è successo così. Lo chiamavano l'allegria del popolo, è stato il giocatore più amato dai brasiliani, per lui hanno scritto canzoni, libri e poesie. Di lui si è innamorata una stella della musica brasiliana, Elza Soares. Lei sposata con l'uomo che l'aveva violentata qualche anno prima e lui che vinceva i mondiali da solo in Cile. Entrambi nati nelle favelas della provincia di Rio si ritrovarono in una storia d'amore travolgente. Da piccolo fu affetto da poliomielite e ne uscì con una gamba più corta dell'altra, con minime possibilità di poter camminare correttamente. Curò la sua malattia correndo sui campi di calcio. Garrincha è uno dei più brutti uccellini che vivono nel Mato Grosso, gli diedero questo nomignolo perché era uno storpio, tutto pelle e ossa e con gambe e colonna vertebrale storte. Ogni squadra lo rifiutava senza vederlo giocare, in una partita d'allenamento umiliò un difensore del Botafogo e in quel momento cambiò la sua vita. La sua finta era sempre la stessa e sempre imprevedibile, il Brasile con lui e Pelè in campo non perse mai. Era una persona semplice, ingenua e che aveva una visione allegra della vita. Aveva due passioni, il calcio e gli uccellini. Quando muore l'intero Brasile capisce cosa sia stato Garrincha e capisce di avergli dato troppo poco. C'è un aforisma che ho letto qualche anno fa e che spiega molte cose. Si dice che se parli con un vecchio brasiliano di Pelè, questi si toglie il cappello per un senso di devozione. Se gli parli di Garrincha si mette a piangere. Garrincha è morto solo, dimenticato in una povertà nera e alcolizzato. Pelè rappresenta ancora il modello da seguire, quello dell'uomo di successo, vincente e integrato. Garrincha descrive invece quello che veramente è il Brasile, un paese classista, probabilmente razzista dove l'alcol e gli abusi sono ciò che dovrebbe essere rimosso dalla coscienza e che non va affrontato. Un anedotto meraviglioso è legato al modiale del '58 vinto dal Brasile. Al ritorno dall'Europa i calciatori furono accolti dal governatore di Rio, fu preparata per loro una festa allo stadio dove c'era una colomba in una gabbia. Al termine della cerimonia il governatore annunciò che una villa sulla spiaggia era il premio concesso ad ogni calciatore. Mentre il governatore si congratulava con i giocatori Garrincha gli si avvicinò e disse "A me non interessa la villetta, ho un altro desiderio...", invitato a parlare dal governatore guardò la colomba e ne chiese la liberazione

4 commenti:

Anonimo ha detto...

ma quante cose sai! Non so come ho fatto a diventare così, ma sono felice di sentirmi dalla parte dei cosiddetti "perdenti"...anzi attualmente sono convinta che poche cose danno senso alla vita e la maggior parte non costituiscono valore nella nostra società, come dire non sono pubblicizzate.
Ora condivido ciò che diversi anni fa ci diceva, per esempio, Cremonte e non riuscivo a capire... ora adoro parlare con le persone anche che non conosco, anche solo per qualche minuto, magari per sentire solo una storia...

Concludo suggerendo a tutti la lettura di Tiziano Terzani, qualsiasi suo libro.

Hasta luego

Anonimo ha detto...

ma che bello, ma veramente. non riesco ad avere nulla da aggiungere. chapeau

Anonimo ha detto...

un cattivo natale a chi mi imita

auguri agli altri :)

bel post, non ne sapevo nulla!

Anonimo ha detto...

Ho un sospetto sull'imitatore caro e amato Gabito,ma tutelo l'identità (anche se presunta) dei miei commentatori...è una bella storia che riserva il calcio,aggiungo anche che non ne conosco altre sul calcio. Stasera ho capito che sono molto adatto a fare la marionetta mossa da Bozzi,avrei comunque voluto cantare un po' di Bruno Lauzi col Pampa