martedì 19 dicembre 2006

Giorni feriali

"Ingegne'! Venga che da quassù si vede tutta Gubbio..."
E io a salire sempre sui tetti, tra pannelli solari e un senso di precarietà. Solo ora mi sono colpevolmente reso conto di non aver dedicato troppe parole a questa città. La frase è celebre, molti dei miei amici la conoscono, chi me l'ha detta l'ha fatto col cuore, ne sono sicuro. C'è un legame tra la città e i suoi abitanti che non avevo incontrato prima, saranno i monti, l'isolamento degli Appennini, ma è più probabile che sia bella davvero. Bella come dicono loro che ci abitano. Adoro questa gente, non faccio altro che dirlo, quella semplicità con cui ti parlano e guardano quei viottoli che salgono soltanto è meravigliosa. Si riconoscono e dopo un po' ti fanno "Ma non sei di Gubbio...". Regalano olio, tartufo e vino. Parlano di Perugia come di un luogo lontano. Raccontano per sei mesi i Ceri che sono stati e immaginano per sei mesi quelli che verranno. Due o tre giorni all'anno si svegliano alle quattro di mattina, ansia da Ceri. In quei giorni dalla finestra dove ogni tanto mi affaccio io rimane appeso S.Giorgio e i suoi colori, qualcuno oggi già ha detto che mi vedrebbe vestito coi colori di S.Antonio, forse lo farò. E' narcisismo, mio e loro, lo capisco bene e me ne compiaccio, so che cederò. Intanto domani appenna arrivo prendo un caffè e mi metto a chiacchierare tra i viottoli, a parlare di Gubbio e della neve che è sempre più nell'aria. Di quella pioggerellina strana che non è mai pioggia, fina fina e che m'arriva sempre sul naso. Sono sicuro che mi diranno che la pioggia è quella, solo quella, magari mi diranno anche che è loro, come Gubbio e i Ceri. Prima o poi comprerò una piccola mansardina da dove si vede tutta Gubbio

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