
- la fiesta: una merendina col liquore, col cioccolato che scrocchia al morderla e che Rosati consumava come caramelle, scendeva al bar del liceo poco prima della ricreazione e ne comperava almeno tre o quattro, tutti i giorni. Costruiva un piccolo mucchietto sotto il banco e serenamente le scartava nelle ultime ore di lezione. Mio padre sulla soglia dei 60 anni ancora si aggira cercandole per casa, quando capisce che non ci sono più si mette a preparare un torcolo, per consolarsi e per ripetere a tutti mentre lo mangia che è davvero buono. Ma io so che non ci crede, vuole una fiesta
- la girella: poteva essere anche srotolata tutta, ma poi ti veniva l'orticaria. Si poteva anche mangiare a morsi, pezzettino su pezzettino, ma poi ti veniva l'orticaria lo stesso. C'era il giochino con le calamite, che l'orticaria non la faceva venire, quello col Golosastro e Toro Farcito, che difendeva il villaggio indiano e la sua scorta di girelle. Una bontà di pan di spagna farcita di cioccolato. Degna di un tormentone televisivo e di comparire sulle pagine del corriere dei piccoli. Un feticcio dell'era contemporanea e il timore alimentare di mia madre
- i tegolini: quelli di prima generazione però. A base quadrata e con molto più cioccolato di quello che c'è adesso, si mangiavano con una facilità estrema, ma non senza metodologia. Dopo aver spazzolato la base di cioccolato, venivano staccate le listarelle di pan di spagna, una a una. Lo finivi e decidevi di mangiarne un altro. Non mi hanno mai procurato reazioni allergiche. Cosa notevole, direi. Forse è per questo che capitano ancora per casa, raramente perché non sono più buoni come i primi
- lo yo-yo: non mi entusiasma tanto, ma lo cito per la gioia di alcuni miei amici. La prima volta l'ho visto a casa di Gaia, me l'hanno offerto là. Proprio a casa di quella creatura procace che da un po' non incontro più per il perugino, ma che ormai ha raggiunto un successo imperituro col nome di Pocce. Ho preteso che me lo comprassero per mesi a casa, allora era la nuova merendina del momento. Dopo i primi entusiasmi ragionando ho capito che era passabile, andava bene se proprio non si trovava altro al supermercato.
In rapida successione ricordo anche le merendine che hanno trovato spazio sul mercato, ma non per merito mio: i buondì (troppo stoppacciosi e sciucchi, giusto la granellina di zucchero), le crostatine (si sbriciolavano ancora prima di aprire la bustina) e i saccottini (con un gusto di chiuso e sempre, sempre, ma proprio sempre spiaccicati dai libri). Ora sonno, davvero molto