lunedì 27 novembre 2006

Gli ipocriti


Il titolo è quello della compagnia, l'immagine è quella del protagonista. Don Chisciotte, o Don Quijote come è più bello chiamarlo. Ci sarebbe da aggiungere Spoleto, per la gioia di Go che oggi pomeriggio chiedeva due righe scritte in giro per il web. Ho faticato a parcheggiare e a salire tra i viottoli e tutti i bar chiusi, ma quello che ho visto è stato uno splendido spettacolo, consiglio a tutti di vederelo, dovrebbe essere a Terni tra poco. Il finale è commovente, ma tutto lo spettacolo è vivace tra le musiche di Eugenio Bennato e gli urli, folli, di Don Chisciotte. Le scene più belle sono dedicate ai suoi delirii, solo e con Sancho, fino alla fine, col mondo che lo deride senza capirlo e Sancho che ogni volta lo capisce meglio. Quando ormai il folle è Sancho e Don Chisciotte inizia a rinsavirsi, il gioco è fatto. Le parti si sono invertite e la mente è confusa. E' un rapporto tra i due personaggi che va crescendo. Credo che siano due ingenui, e la commozione finale arriva perché quell'ingenuità si perde, con la morte di Don Chisciotte e Sancho che si ritrova solo com'era Don Chiosciotte all'inizio. Entrambi hanno finito di correre dietro alle follie. Sancho si ritrova con le spalle al muro, e rimane sospeso senza saper che fare. L'ho trovato umanissimo, tutta la natura carnevalesca dello spettacolo e le risate rimangono sul fondo con la meta-compagnia di attori che li aveva accompagnati e forse derisi per tutto il tempo che si mette attorno a Sancho, rimanendo nella penombra e lasciandolo vicino al suo cavaliere. La normalità non appare in nessun momento dello spettacolo, tutto quello che la richiama è un qualcosa di grottesco che gioca con i travestimenti e le marionette. E al grottesco, come allo struggente, io non so resistere

3 commenti:

Anonimo ha detto...

focaia non cede alla frivolezza.
io, per ora, nemmeno.
il dovere mi chiama.
più o meno.
hasta pronto

Anonimo ha detto...

cederò, cederò...non ce la faccio ad essere più serio di tanto. Come va nel romano?Il dovere chiama anche me, ma faccio finita di non sentire, ho bisogno di due giorni di pausa. Basta lavoretti a casa per un po', da stasera riposo, magari con una certa frivolezza

Anonimo ha detto...

nn so se il commento che ti ho mandato è arrivato. ho effettivamente un po' di difficoltà con il tuo blog. ti scrivevo solo che ti dedico il post che avrei voluto scivere ieri prima ancora di vedere il tuo su quijote e che hos critto oggi...saluti cafeconleche