domenica 3 febbraio 2008

Into the wild


...
I've got this light
I'll be around to grow
Who I was before
I cannot recall

Una bella canzone con una sorprendete storia dietro. E in mezzo a tanto tempo speso senza passare tra queste pagine di bolero c'è stato molto. Un Diego in più. Che sorride compiaciuto dopo aver mangiato, chiude gli occhi e sorride senza guardare nessuno, stringe i pugni soddisfatto solo di sé, come potrebbero esserlo poche persone dopo qualche goccia di latte. E poi una bella storia, quella raccontata dall'ultimo cd di Eddie Vedder e dal film di Sean Penn. Credo che a molti sia capitato di voler fuggire, chiudere con tutto quello che si ha e partire. Magari in Messico, magari al Ponte, magari a Ceppaloni o forse in Alaska o alla caccia di balene. Credo che se si fugge si sta male, quello che si cerca è un'altra vita, che non c'è quasi mai, per quanta curiosità in più si abbia nei primi giorni della fuga, per quanta eccitazione sia ad accompagnare il viaggio, mi immagino la difficoltà di trovare conforto nel cancellare tutto. Non credo che ce la farei, ma io sono un uomo debole, si sa. Però la partenza e tutta la novità dei primi giorni è bella, la gente nuova che si conosce vale tanto. Ma a me è sempre sembrato poco rispetto a persone con cui si sono spesi anni, forse anche quelli più belli. Da qualche tempo comunque sto ricordando il Marocco, quelle montagne colorate e le piazzette che puzzano di tè e tagin, e l'equilibrio di una società lontana dalla nostra. Dovessi fuggire forse arriverei là, sull'Atlas. Mi vestirei da tuareg e inizierei a tessere un tappeto da vendere a peso d'oro ai pochi turisti, fischiettando da idiota come qualcuno non faticherebbe ad immaginarmi. Chissà dove fuggirebbero li amici mia, se fuggirebbero prima di tutto...ci rifletto e scappo a mettere le scarpe, che con i piedi freddi si va poco lontano

4 commenti:

Anonimo ha detto...

proprio ieri ho comprato il cd, ho riscoperto la soddisfazione di acquistare cd originali, una delle cose che mi piace più fare nella vita...penso che tu abbia ragione quando dici che la fuga è un segno di qualcosa che non va, una specie di rinuncia alla vita in cerca di qualcosa di immaginato che poi ti porta a recuperare quello da cui si fugge... ma è anche sintomo di voglia di rimescolare le carte e può essere di stimolo a capire quello che si vuole... e alla fine the only happiness is shared... tanti baci a Dieguito!

ps. io fuggirei nel mio appartamentino in campagna...se ce l'avessi!

Anonimo ha detto...

..scusa fochi ma non sono d'accordo...il senechiano non serve cambiare cielo è sbagliato!cambiare cielo fa molto bene, se la struttura è consapevole e forte ma la sovrastruttura ha bisogno di una spolveratina...e le persone che si incontrano sono sempre un regalo...allargare gli orizzonti rende più liberi!
un bacio e a presto (purtroppo...)
Pasqui

Anonimo ha detto...

secondo me, come spesso nella vita, dipende. cambiare è salutare, non cambiare, a volte, pure. l'importante è non dimenticare la propria libertà di scegliere. e sì che non è scontato. baci

Anonimo ha detto...

Pienamente d'accordo con la Patti, ma è logico dipende...comunque le parole della Patti mi hanno fatto ricordare un film di Nanni Moretti di cui non riesco a risalire al nome, se avete suggerimenti scriveteli..forse Bianca, forse La messa è finita,bha. Domani artorno,hasta pronto