
Oggi tra gli scaffali a sinistra delle scartoffie che mi circondano ho rivisto il tamburo, quello di latta, vero e proprio. Quello che rimane generalmente appoggiato proprio sopra il libro. Non è come il tamburo di Oskar, è blu, ma come insegnano da bambini è il pensiero che conta. Così faccio finta che sia rosso e bianco. Oggi il pensiero mi ha aiutato a tamburellare. Mi sono messo a suonarlo sul letto, è liberatorio, uno strumento musicale meraviglioso. Ho provato a suonare vete de mí. Ho provato a suonare gracias a la vida. Ho continuato cercando di improvvisare. E' stato un insuccesso, la mia capacità di adeguarmi al ritmo è pessima, mi distraggo divagando sul tema musicale. E dire che la citazione meriterebbe molta più attenzione e molte più considerazioni, sulla natura che hanno solo le scelte personali. Che poi personali non sono quasi mai, si riflettono sulle persone che ci stanno intorno e in un modo o nell'altro condizionano anche loro. I rapporti cambiano per una scelta o per il suo sentimento. Oskar suona il tamburo e il mondo piange, succede che lui lo voglia o no. Ma per l'ora tarda è un discorso lungo e la mia prossima giornata si annuncia intensa e chissà se è bella Cremona. Riprenderò il discorso presto. Per ora mi limito a tamburellare la tastiera di questo portatile augurando a tutti una buona notte con i sogni d'oro a cui tengo in modo particolare